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La Cpi si è screditata da sola. E ora paga per i suoi errori

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La Corte penale internazionale si lamenta perché anche le nazioni democratiche che sinora l’hanno presa sul serio (non Stati Uniti, Israele e India, dunque, che non l’hanno mai riconosciuta) hanno smesso di farlo. I suoi difensori sono scesi in campo. Vladimiro Zagrebelsky ha denunciato sulla Stampa che esiste «un diffuso rifiuto di considerare la Corte» e Laura Boldrini scrive su Tpi che «il diritto internazionale sembra non valere più, per il nostro governo». Almeno su questo, loro e gli altri hanno ragione: l’istituzione alla quale tengono è morta. Trattasi, però, di suicidio.

Quando il tribunale dell’Aja ha chiesto l’arresto del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e del suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, il governo Meloni ha risposto che avrebbe ignorato la richiesta. «Ci sono delle immunità, e le immunità vanno rispettate», ha spiegato Antonio Tajani. Lo stesso ha fatto il primo ministro polacco Donald Tusk: il 27 gennaio Netanyahu e Gallant potrebbero partecipare alle commemorazioni della Shoah, ad Auschwitz o altrove sul territorio della Polonia, con la certezza che nessuno darebbe seguito a quel mandato di cattura (...)

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