Isarele, le tre liberate: "Vomitevoli, dove ci hano rinchiuse". Una bomba sull'Onu
Lo scorso anno, una commissione dell’Onu presieduta da Catherine Colonna, ex ambasciatrice francese a Roma ed effimera ministra degli Esteri sotto Macron, aveva assicurato che le accuse di complicità con Hamas mosse contro l’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni unite per il soccorso dei rifugiati palestinesi, erano «infondate». Il documento prodotto dall’Onu sosteneva che Israele non aveva presentato alcuna prova sui legami tra l’agenzia onusiana e l’organizzazione terroristica palestinese. Il rapporto della commissione guidato da Colonna era soprattutto una risposta alle dichiarazioni dell’allora ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, secondo cui il 12% dei 13mila impiegati dell’Unrwa «è affiliato a Hamas o alla Jihad islamica» e dodici membri del personale dell’agenzia avevano «partecipato attivamente» al pogrom antisemita del 7 ottobre 2023 contro lo Stato ebraico. Gallant, all’epoca, aveva definito l’Unrwa un «Hamas con il lifting», suscitando reazioni indignate da parte della stampa pro-palestinese, delle sinistre occidentali e dei vertici Onu.
Ieri, il canale televisivo israeliano Channel 13, ha rivelato che Romi Gonen, Emily Demari e Doron Steinbrecher, le tre ragazze liberate domenica scorsa da Hamas, hanno trascorso una parte dei loro 471 giorni di prigionia proprio nei campi profughi dell’Unrwa. In altre parole: i complessi umanitari dell’agenzia delle Nazioni Unite sono stati utilizzati da Hamas come base per nasconderle e tenerle in ostaggio. A raccontare a Channel 13 la detenzione nei campi dell’Unrwa, sono state le stesse protagoniste. «Ma guarda un po’! Lo scorso anno, una commissione dell’Onu alla guida della quale era stata chiamata l’ex ministra francese degli Esteri Catherine Colonna era giunta alla conclusione che le accuse di Israele all’Unrwa erano «infondate». Una reazione Signora Colonna?», ha scritto su X il giornalista Clément Veill-Raynal. Martedì, in un’intervista a N12, le tre ragazze avevano già dato alcuni dettagli della loro prigionia. Inizialmente insieme, sono state in seguito separate e trasferite decine di volte tra vari rifugi a Gaza, sia sopra che sottoterra. «Abbiamo passato lunghi periodi senza vedere la luce del giorno» hanno raccontato.
Le stanze, i vestiti, i trucchi: come provano a far uscire dall'incubo le tre israeliane liberate
Nonostante alcuni interventi medici ricevuti, le condizioni di detenzione erano estremamente dure. Emily, in particolare, ha rivelato di aver subito un’operazione medica senza anestesia. Ferita durante il massacro del 7 ottobre 2023, giorno in cui è stata rapita, ha perso due dita e riportato una grave lesione alla gamba. «Non pensavo che sarei sopravvissuta. Ero sicura di morire a Gaza», ha confessato. Ieri, nello stesso giorno in cui Channel 13 ha portato a galla la notizia delle tre ragazze israeliane nascoste nei campi dell’Unrwa, Mathilde Panot, capogruppo dei deputi della France insoumise, la sinistra radicale francese, ha accolto in pompa magna all’Assemblea nazionale due rappresentanti dell’agenzia. «Incontro importante oggi all’Assemblea nazionale con Marc Lassouaoui e François Lescop, rappresentanti dell’Unrwa. La responsabilità storica della Francia è quella di agire urgentemente affinché l’Unrwa venga difesa e rafforzata», ha scritto Panot in un messaggio su X, prima di aggiungere: «Dopo un anno di attacchi e di calunnie, le leggi dell’estrema destra israeliana sono una grave minaccia per i dipendenti dell’Unrwa e le loro attività indispensabili per il popolo palestinese della regione. Affinché perduri il cessate-il-fuoco, l’Unrwa deve essere protetta». Sotto il messaggio, è arrivata un’ondata di critiche per la solita ambiguità dell’estrema sinistra verso Israele. «Siete immondi, l’Unwra è stata usata come base da Hamas per tenere imprigionate le tre ragazze che sono state liberate domenica scorsa. Siete vomitevoli», ha attaccato un’utente, mentre un’altra ha commentato: «L’Onu?! Che dovrebbe proteggere i diritti umani, mantenere la pace e la sicurezza internazionale?!». Ieri, in reazione alla notizia di Channel 13, è intervenuta anche l’ambasciata israeliana in Francia: «Emily, Doron e Romi, le tre israeliane sequestrate da Hamas a Gaza per 471 giorni, hanno dichiarato di essere state detenute una parte del tempo in dei rifugi dell’Onu...»