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Russia "vicina al collasso". Generale Hodges, cosa sta per accadere a Putin
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Con un post pubblicato oggi sul sul social Truth il presidente americano Donald Trump ha rivolto un messaggio diretto al presidente russo Vladimir Putin, minacciando di imporre massicce tariffe e sanzioni sui prodotti russi nel caso in cui non si dovesse raggiungere un accordo sulla fine della guerra in Ucraina: "Calmatevi ora e fermate questa ridicola guerra - ha scritto Trump -. Non farà che peggiorare se non facciamo un accordo e presto non avrò altra scelta che imporre alti livelli di tasse, tariffe e sanzioni su qualsiasi cosa venga venduta dalla Russia agli Stati Uniti. Possiamo farlo nel modo più semplice o in quello più difficile, e il modo più semplice è sempre il migliore".
Sul campo, intanto,sempre più analisti danno la Russia vicina alla vittoria contro l'Ucraina, contando magari sulla volontà di Donald Trump, neo-presidente degli Stati Uniti, di diminuire sostanzialmente l'impegno economico e militare a sostegno di Kiev. Ma è vietato illudersi che dal conflitto esca un Vladimir Putin più forte. Anzi. L'impero del Cremlino starebbe per "collare", con devastanti conseguenze per la sicurezza dell'Europa e de mondo intero.
A sottolinearlo, in una intervista a Ukrainian Review, è Ben Hodges, generale americano in pensione sempre molto informato e attento su quello che accade tra il Mar Nero e il Donbass. Da tempi non sospetti Hodges, che è stato comandante dell'esercito degli Stati Uniti in Europa, non manca di ricordare le pesantissime perdite a cui è andato incontro l'esercito russo, con 800mila unità perse tra morti e feriti.
Per valutare la situazione, occorre andare un po' più in là della linea del fronte. La Russia come repubblica unificata ha "i giorni contati", spiega l'ex generale, e lo scenario più plausibile è una disintegrazione in diversi piccoli Stati, come accaduto già nel 1991 al crollo dell'Unione sovietica ma in un modo ancora più radicale. "Penso che la Federazione Russa stia collassando. Non è una linea retta, ma sta accadendo - le parole di Hodges -. Dovremmo pensare a ciò che accadrà. Ci saranno rifugiati. Ci sarà preoccupazione per le armi nucleari. Ci saranno persone preoccupate per il controllo del petrolio, del gas e di tutte le altre risorse. E alcune parti della federazione vorranno diventare indipendenti, altre sceglieranno di rimanere affiliate a Mosca. Dovremmo pensare a come vogliamo che vada a finire".
Un quadro inquietante che coinvolge anche la Cina, che finora sta desistendo dall'invadere Taiwan proprio per la grande mobilitazione occidentale che ha impedito una vittoria-lampo di Putin nel febbraio-marzo del 2022. Merito anche ai vertici militari ucraini, protagonisti di una mossa azzardata ma "brillante" come la controffensiva in Kursk: "Ha tolto l'iniziativa alla Russia e ha costretto i russi a confrontarsi con una sfida strategica e operativa. Mi sembra del tutto appropriato. E una parte di una buona difesa è la capacità di passare all'attacco quando è necessario a livello operativo".
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