Emmanuel Macron, che brutta fine: dov'era (isolato) durante il giuramento di Trump
Ieri, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, era in Bretagna per gli auguri all’esercito nelle ore in cui Donald Trump, a Washington, giurava come 47esimo presidente degli Stati Uniti. «In questo tempo di irragionevolezza, rivendichiamo la difesa di una preferenza europea per rimanere padroni del nostro destino», ha detto ai soldati francesi l’inquilino dell’Eliseo, che non è stato invitato alla cerimonia di investitura di Trump. Sulla stessa scia, il primo ministro francese, François Bayrou, che ieri si trovava a Pau, città di cui è sindaco. «Se non facciamo nulla, saremo dominati, schiacciati ed emarginati» dalla politica di Trump, ha dichiarato Bayrou.
Come al solito, Parigi fa discorsi altisonanti, gonfia il petto, ma sarà la prima a inginocchiarsi al nuovo inquilino della Casa Bianca. Del resto, un assaggio del rapporto che verrà lo abbiamo avuto alla cerimonia di riapertura di Notre-Dame quando Trump è venuto a Parigi a prendersi il centro del palcoscenico mondiale, relegando Macron a ruolo di spettatore. Da Berlino, c’è ancora più preoccupazione.
Il nuovo spirito americano che l'Europa non può capire
«La Germania sarà il principale bersaglio dei dazi di Trump contro l’Europa», ha detto nel weekend il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, durante un comizio a Monaco, mentre la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, ha sottolineato ieri che «ci saranno differenze d’opinione con il nuovo presidente, ad esempio sul clima, sul commercio e sull’ordine internazionale». A indispettire la classe dirigente tedesca è la richiesta del neopresidente americano di raddoppiare la spesa per la difesa della Nato, ma anche l’appoggio del suo braccio destro, il magnate Elon Musk, a Alice Weidel, leader della destra identitaria di Afd. «È l’unica speranza per la Germania», ha dichiarato a dicembre Musk. Da Londra, il primo ministro laburista, Keir Starmer, ha inviato le sue «più calorose congratulazioni al presidente Donald Trump, per il suo insediamento come 47° Presidente degli Stati Uniti». «Le relazioni speciali tra il Regno Unito e gli Stati Uniti continueranno a prosperare per gli anni a venire», ha scritto su X Starmer. Ma con l’investitura di Trump, Londra rischia di entrare in una zona di forti turbolenze, in ragione delle minacce commerciali, delle divergenze diplomatiche e dell’influenza di Musk, che vorrebbe favorire l’ascesa del partito sovranista Reform Uk.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha scritto su X che «l’Ue è impaziente di collaborare strettamente» con Trump, «per affrontare le sfide globali». «Insieme – ha aggiunto – le nostre società possono raggiungere una maggiore prosperità e rafforzare la loro sicurezza comune. Questa è la forza duratura del partenariato transatlantico». Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca «daremo una spinta alla spesa e alla produzione per la difesa», ha invece promesso su X il segretario generale della Nato, Mark Rutte. Da Mosca, il presidente russo, Vladimir Putin, si è «congratulato» per l’arrivo di Trump alla Casa Bianca, ribadendo la disponibilità al dialogo sulla guerra in Ucraina.
«Voglio sottolineare che l’obiettivo non deve essere una tregua breve, ma una pace duratura basata sul rispetto dei legittimi interessi di tutti i popoli», ha affermato Putin. Ma nonostante la disponibilità, non si risolverà tutto in 24 ore, come aveva promesso Trump in campagna elettorale, ci vorrà tempo. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha scritto che «oggi è un giorno di cambiamento e anche un giorno di speranza per la risoluzione di molti problemi, tra cui le sfide globali». La Cina, il vero avversario globale degli Stati Uniti, ha mandato a Washington il vicepresidente Han Zheng, uomo di fiducia di Xi, ma che non siede nel Comitato permanente del Politburo che detiene il vero potere a Pechino. Trump si è detto pronto ad andare in Cina entro «i primi 100 giorni» per stabilire un dialogo diretto con Xi, pur rimanendo inflessibile su dossier strategici come il commercio e la sicurezza nazionale.
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