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Donald Trump? Guerra, conti e migranti: la rivoluzione, cosa farà nei primi 100 giorni

Costanza Cavalli
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Lunedì 20 gennaio, una data storica: il bis alla Casa Bianca di Donald Trump, il nuovo insediamento e il nuovo giuramento del 47esimo presidente degli Stati Uniti. E ora, che sarà? Alcune delle risposte le potete trovare nell'articolo di Costanza Cavalli sui primi 100 giorni della presidenza Trump: ecco quali saranno le sue prime mosse.

Nelle cinquantanove rogne che Donald Trump ha promesso di risolvere da “dittatore” (sic) nelle prime ventiquattr’ore c’è tutto il programma elettorale del tycoon. Il sito di notizie Axios ha preso in esame 122 discorsi, conferenze stampa e interviste che The Donald ha fatto dal gennaio 2023 al dicembre 2024 e ha stilato l’elenco degli impegni presi per il primo giorno: tra gli altri, il repubblicano ha ripetuto 33 volte che farà cessare le ostilità tra Russia e Ucraina, 32 volte che chiuderà i confini, sei volte che darà la grazia ai rivoltosi dell’assalto a Capitol Hill, una volta che cancellerà delle tasse (la vaghezza non è di chi scrive, ma dell’oratore) che gravano sui pescatori. Che riesca a far tutto in una sola rotazione terrestre, in cento giorni o nell’intero secondo mandato, sono cinque i temi su cui Trump ha insistito di più.

DIFESA DEI CONFINI
Il primo è l’immigrazione illegale: ha promesso di chiudere il confine meridionale con il Messico, di ripristinare i divieti di viaggio da Paesi a maggioranza musulmana (il muslim ban del primo mandato) e di impedire ai rifugiati che arrivano «da aree infestate dal terrorismo» di entrare negli Usa. Il tycoon dovrebbe quindi firmare una serie di ordini esecutivi «per sigillare il confine e iniziare la più grande operazione di espulsione nella storia americana», ha dichiarato Stephen Miller, scelto come vice capo di gabinetto della Casa Bianca. In cima alla lista ci sono gli immigrati senza documenti accusati di crimini minori e le sanctuary cities, ovvero le città che limitano o negano la cooperazione con il governo nell’applicazione delle leggi sull’immigrazione, che saranno private dei fondi federali. Trump si è anche impegnato a porre fine alla cittadinanza per diritto di nascita, il che significherebbe che i figli di immigrati privi di documenti non otterrebbero automaticamente la cittadinanza statunitense.

 

 

Il secondo è la guerra al wokism: basta con i programmi Dei (sigla che sta per Diversity, Equity, Inclusion, le pratiche aziendali che tanto piacciono ai liberal per coccolare le minoranze) e basta con la «follia transgender», ha detto il neopresidente. «Firmerò ordini esecutivi per porre fine alle mutilazioni sessuali sui bambini, far uscire i transgender dall’esercito e dalle nostre scuole elementari, medie e superiori». Vieterà inoltre ai trans di gareggiare negli sport femminili e ha promesso di firmare un ordine esecutivo per tagliare i finanziamenti federali alle scuole che insegnano «la teoria critica della razza (abbreviata CRT: afferma che le istituzioni Usa, dal sistema giuridico al sistema sanitario fino a quello educativo, sono condizionate dal razzismo incorporato in leggi, regolamenti, regole e procedure che portano a risultati differenziati per razza, ndr) e altri contenuti razziali, sessuali o politici inappropriati per i nostri bellissimi bambini». Il terzo tema è l’economia: deregulation, trivellazioni, dazi. Saranno da cestinare tutti i regolamenti federali che hanno causato l’aumento del costo di beni e servizi. La promessa è di tagliare dieci norme per ogni nuova norma introdotta durante l’amministrazione Biden.

Via libera alla produzione di combustibili fossili, attraverso trivellazioni, anche offshore, il fracking, «in modo da poter abbassare immediatamente il costo della vita»: l’obiettivo, ha detto Trump, è ridurre i prezzi dell’energia del 50 per cento in un anno. Stop, inoltre, ai sussidi per i veicoli elettrici, figli della «nuova truffa Green». I dazi, che sono «la parola più bella del dizionario», dovrebbero essere del 25 per cento sui prodotti che arrivano da Canada e Messico, del 10 per le restanti importazioni, ovvero Cina e Europa. Quarto, la risoluzione del conflitto Russia-Ucraina. Una delle promesse più mirabolanti è stata quella di poter porre fine alla guerra entro 24 ore dall’insediamento o, meglio, «risolverò la questione prima ancora di diventare presidente», aveva detto Trump durante il dibattito con Kamala Harris. Un mesetto fa ha preso tempo e ha ammesso che la questione potrebbe essere più spinosa di quanto aveva previsto. «Spero di risolverla in sei mesi, molto prima di sei mesi», è l’ultimo aggiornamento.

CAPITOL HILL
Quinto punto, ma primo nella lista delle cose da fare, è la grazia per i rivoltosi condannati per il loro ruolo nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Si tratta di oltre 1.500 persone, alcune accusate di reati minori, altre di reati penali. «Mi occuperò del 6 gennaio all’inizio», la dichiarazione del tycoon, «forse nei primi nove minuti». Alle cinquantanove promesse, si è aggiunta in queste ore quella di salvare TikTok dalla legge che ne vieta l’utilizzo negli Usa. Mai una scrivania è stata così piena.

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