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Trump, minaccia dazi ma si siede al tavolo e negozia con tutti, a partire dai cinesi

Benedetta Vitetta
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A tre giorni dal secondo insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca l’aria che si respira non solo in America ma anche in gran parte del pianeta è impregnata di ottimismo. Che è la migliore medicina per i mercati. La riprova? Ieri i principali indici di Wall Street hanno toccato un nuovo massimo da novembre. E gli investitori seppur in fibrillazione sperano che i nuovi piani della presidenza Trump in materia di tagli alle tasse in favore di famiglie e imprese, dazi, regolamenti e un maggior controllo dell’immigrazione ridiano un ulteriore slancio all’economia a stelle e strisce. L’ottimismo poi è contagioso. A chiudere in netto rialzo sono state pure le Borse del Vecchio Continente per un concomitanza di circostanze positive.

Innanzitutto nelle scorse ore c’è stata l’inattesa telefonata tra il nuovo leader statunitense e il leader cinese Xi- si tratta della prima chiamata dal 2021 - definita da entrambi «un colloquio molto positivo, risolveremo da subito i problemi insieme». Il disgelo tra le due principali economie mondiali lascia presagire un ammorbidimento delle politiche commerciali dopo le prime dichiarazionidi The Donald. Non solo la speranza che i prossimi 4 anni possano portare a un’espansione dell’economia è alimentata anche dai venti di pace in MO e del fatto che stanno aumentando le scommesse su un nuovo taglio dei tassi d’interesse da parte della Fed entro giugno.

 

 

 

Resta ancora da capire quale sarà il vero effetto dei dazi doganali - che il neo presidente invoca da mesi - e che promette di attuare non appena insediato. Una minaccia già usata durante il suo primo mandato. E che fa parte, però, della cassetta degli attrezzi del suo passato imprenditoriale e che s’estrinseca nella strategia del “bastone e della carota”. In sintesi Trump parte dallo scontro e dall’atteggiamento di chiusura, si siede al tavolo della trattativa lasciando sul tavolo la pistola carica, poi una volta accomodatosi, si lascia andare e inizia a negoziare con qualunque interlocutore si trovi di fronte. Obiettivo: portare a casa un risultato positivo per il suo Paese. Strategia già vincente col cinese Xi sul caso Tik Tok e che presto potrebbe usare anche con i vertici Ue. Che intanto si attrezza. «Se e quando la prossima amministrazione Usa promulgherà ulteriori tariffe illegali contro l’Ue» ha spiegato Bernd Lange, presidente Commissione Commercio del Parlamento Ue, «dovremo mantenere il sangue freddo: dovremo negoziare dove possibile, ma reagire quando necessario. Dovremo essere pronti a offrire un aumento del nostro commercio bilaterale e ad acquistare più prodotti Usa nel mercato della difesa o del Gnl. In breve, possiamo elaborare un’agenda positiva con gli Usa, ma serve essere realistici. Chiudere un accordo bilaterale è fantasia».

 

 

 

Il messaggio trumpiano, in sintesi, è già arrivato sui tavoli di Bruxelles. A far da sponda all’inizio di una nuova Golden Age i dati del Fondo Monetario Internazionale nell’aggiornamento del World Economic Outlook che ha spiegato che la crescita americana procede spedita. «L’economia Usa opera al di sopra del suo potenziale, mentre quelle Ue e cinese sotto» ha detto l’organismo di Washington prevedendo una crescita del pil Usa nel 2025 del 2,7% e nel 2026 del 2,1%, rispettivamente 0,5 e 0,1% in più rispetto alle precedenti stime. In più, ieri, i dati sulla produzione industriale Usa hanno segnato un aumento dello 0,9%, il rialzo più consistente da febbraio superando le aspettative del mercato. La sfida di Trump inizia da qui.

 

 

 

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