Putin, la resa su Gazprom: licenziati il 40% dei dipendenti, Kiev colpisce al cuore Mosca
La guerra tra Russia e Ucraina è ormai alla canna del gas. Letteralmente. Da una parte, infatti, come effetto dell’ulteriore crollo delle sue vendite in Europa per la decisione dell’Ucraina di bloccare del tutto i gasdotti dal primo gennaio, Gazprom sta valutando di tagliare del 40% il personale della sua sede centrale a San Pietroburgo, riducendo il suo quartier generale da 4.100 a 2.500 dipendenti. Una proposta fatta il 23 dicembre dalla vicepresidente Yelena Ilyukhina al Ceo Alexei Miller, e che è rimbalzata attraverso una lettera circolata sui canali Telegram e poi confermata ai media da un portavoce di Gazprom. «Le sfide che il gruppo Gazprom sta affrontando richiedono un accorciamento dei tempi di decisione, l'eliminazione delle funzioni ridondanti e il rafforzamento del focus dei dipendenti sui risultati«, vi si legge. Nel 2023 Gazprom ha chiuso il bilancio con un rosso di 6,9 miliardi di dollari, il primo in oltre vent'anni, per il fatto di non essere riuscito a compensare il venir meno del suo principale mercato di export con flussi verso altri Paesi.
Dall’altra, anche ai gasdotti oltre che ad altre installazioni sta puntando la sempre più massiccia ondata di attacchi di missili e droni ucraini verso la Russia. L’attacco al gasdotto Turkstream di sabato, che ha portato Il Cremlino ad accusare Kiev di “terrorismo energetico”, è stato seguito ieri notte dal più grande attacco con droni sul territorio russo dall’inizio dell’anno, colpendo regioni come Tula, Rostov, Voronezh e Oryol. Restrizioni sono state imposte in diversi aeroporti, mentre un incendio ha coinvolto una industria chimica vicino a Kazan, a 800 km a est di Mosca. A Saratov e Engels sono state colpite due strutture industriali, tra cui una raffineria di petrolio, e le scuole sono state chiuse. Gli impianti chimici, le raffinerie e i depositi di munizioni della base aerea di Engels sono stati presi di mira con successo, ha riferito al Kyiv Independent una fonte del Servizio di sicurezza ucraino (Sbu).
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Nella base aerea di Engels sono stati colpiti anche i depositi di munizioni. A Bryansk, sono stati attaccati un impianto chimico e probabilmente il Kremniy, uno dei maggiori produttori di microelettronica del Paese. Secondo i media russi, sarebbero stati utilizzati oltre 200 droni, ma a Mosca dicono che sono stati utilizzati anche missili occidentali, e che ci sarà una risposta. In particolare, sarebbero stati abbattuti “sei razzi Atacms di fabbricazione statunitense e sei missili da crociera britannici Storm Shadow” lanciati sulla regione di confine di Bryansk, nonché due missili Storm Shadow sul Mar Nero. Ma sulla rete rimbalzano lo sgomento e la rabbia dei russi colpiti, che arrivano ad accusare gli “oligarchi” di essere in combutta con gli ucraini perché le loro proprietà siano risparmiate. «Sferrata la più massiccia ondata di attacchi contro Russia», conferma Kiev, riferendo del più massiccio attacco contro le strutture militari dell'occupante ad una distanza di 200-1.100 chilometri dentro il territorio della Federazione russa», ha postato lo stato maggiore sui social media.
La Russia si consola assicurando di aver riconquistato due villaggi ucraini nella regione orientale di Donetsk, che Kiev aveva strappato al controllo russo all'inizio del conflitto. Ma trapelano notizie secondo cui ufficiali russi si sarebbero rifiutati di mandare le loro truppe al macello sul fronte di Kherson, e la stanchezza sembra riflettersi nella pur contorta dichiarazione del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov nel corso di una conferenza stampa, secondo cui la Russia sarebbe pronta a discutere le garanzie di sicurezza per il Paese «che ora si chiama Ucraina», sia pure «nel contesto di accordi più ampi». In realtà garanzie alla integrità dei confini la Russia le aveva date all’Ucraina col Memorandum di Budapest del 1994 in cambio della rinuncia di Kiev all’arsenale nucleare ereditato dall’Urss, e in contesto di accordo più ampio, visto che c’erano di mezzo tutti i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. Non è stato rispettato. «Naturalmente, le minacce sul fianco occidentale, ai nostri confini occidentali, devono essere eliminate», ha aggiunto. Lavrov ha anche dichiarato di accogliere con favore i segnali provenienti da Trump sul conflitto a meno di una settimana dal suo insediamento. Ma ha specificato di non avere ancora ricevuto proposte concrete.
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