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Gaza, vicinissimo l'accordo per il cessate il fuoco e rilascio prigionieri: che cosa manca

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Tornano a muoversi le cose per un'intesa su un cessate il fuoco a Gaza e sul rilascio degli ostaggi. A pochi giorni dal ritorno di Donald Trump al timone degli Stati Uniti, nelle ultime ore si rincorrono notizie che fanno pensare a un'accelerazione che possa portare a un accordo in tempi brevi. La Casa Bianca ha fatto sapere, per bocca del consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, che un accordo per Gaza è vicino e potrebbe concretizzarsi "in settimana". Non solo: l'amministrazione Biden si è "strettamente coordinata" con quella entrante di Trump per dare alle parti coinvolte un "messaggio di unità" riguardo all'interesse nazionale Usa, ha precisato Sullivan.

L'obiettivo sembra essere quello di raggiungere un accordo prima del 20 gennaio, quando ci sarà il passaggio del testimone fra Joe Biden e Trump alla Casa Bianca. La svolta, stando alle fonti, è arrivata nell'ambito di un incontro avvenuto domenica sera a Doha, in Qatar, fra il capo del Mossad, il premier del Qatar e l'inviato di Donald Trump, Steve Witkoff. E a Doha c'è anche l'inviato di Biden per il Medioriente, Brett McGurk. Una bozza d'accordo sarebbe poi stata recapitata dai mediatori tanto a Israele quanto a Hamas e si attenderebbe ora una risposta del gruppo palestinese. Stando alla testata Al-Araby Al-Jadeed, una riunione centrale di Hamas si terrà stasera. Da più parti da fonti israeliane è filtrata la notizia che il ruolo decisivo per la sorte della bozza è nelle mani di Mohammed Sinwar, fratello minore della mente del 7 ottobre Yahya Sinwar ucciso in un raid israeliano a ottobre scorso. Mohammed Sinwar che secondo il Wall Street Journal (Wsj) è ora al comando di Hamas e sta lavorando per riorganizzare il gruppo reclutando nuovi combattenti.

 

"Tutto ora dipende da Mohammed Sinwar", ha detto una fonte israeliana all'emittente Kan. Una versione che pare concorde con quanto riferito dal giornalista di Axios Barak Ravid, che ha sintetizzato così la situazione: una risposta di Hamas è attesa nelle prossime 24 ore e secondo una fonte israeliana la persona che prenderà la decisione per Hamas è Mohammed Sinwar. I progressi sono stati confermati anche dal ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar: "Israele sta lavorando con gli amici americani per raggiungere un accordo sugli ostaggi e presto sapremo se l'altra parte vuole la stessa cosa", ha detto a Gerusalemme in conferenza stampa insieme al suo omologo danese in visita, Lars Løkke Rasmussen. In tanti mantengono tuttavia ancora la prudenza: i colloqui non sono ancora conclusi e in passato è già successo che l'accordo sembrasse a portata di mano ma i negoziati ricadessero poi in stallo.

Da oltre un anno i mediatori - Usa, Egitto e Qatar - cercano di negoziare l'accordo, ma fra le parti ci sono divisioni sia sui dettagli dello scambio fra gli ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi detenuti in Israele, sia sulla natura stessa del cessate il fuoco. Un funzionario di Hamas ha confermato alla Cnn che restano diversi punti critici. Fra questi, le richieste di Hamas affinché Israele si ritiri dal corridoio Filadelfia (cioè la stretta striscia di terra lungo il confine tra Egitto e Gaza) e si impegni a un cessate il fuoco permanente anziché a una sospensione temporanea delle operazioni militari avviate in seguito all'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.

Rimane anche un disaccordo sulla proposta israeliana di una zona cuscinetto all'interno di Gaza che corre lungo i confini orientali e settentrionali della Striscia con Israele: la fonte ha spiegato che Hamas vuole che la zona cuscinetto torni alle dimensioni precedenti al 7 ottobre, 300-500 metri dalla linea di confine, mentre Israele sta chiedendo una maggiore profondità. "Riteniamo che ciò significhi che 60 km della Striscia di Gaza rimarranno sotto il loro controllo e gli sfollati non potranno tornare nelle loro case", ha affermato il funzionario.

 

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