Elon Musk, Londra e Berlino gli dichiarano guerra
Raus, via! Il governo tedesco, imbufalito con Elon Musk, vuole abbandonare “X”. Auf Wiedersehen. Anzi no, non è ancora un addio, ma una specie di minaccia per cui immaginiamo che l’uomo più ricco del mondo abbia perso il sonno. Non è che il cancelliere uscente Olaf Scholz – uscente e lui spera rientrante – voglia oscurare il social network in tutta la nazione. Il socialdemocratico medita di eliminare il profilo dell’esecutivo. Il governo è in protesta per la diretta streaming dell’altro ieri tra il magnate e la leader di Alternative für Deutschland (Afd), Alice Weidel. Afd è il partito di estrema destra che in vista delle elezioni del 23 febbraio è quotato attorno al 20 per cento. Il dialogo è balzato alle cronache per alcuni contenuti: Weidel ha detto che «Angela Merkel ha rovinato la Germania» e che «Hitler era un comunista antisemita».
E però la protesta è precedente: Musk da tempo ha detto di tifare per Afd, ed è questo che a sinistra non accettano. Il portavoce chiarisce che «il governo è impegnato in discussioni sulla possibilità di eliminare la propria presenza su X a causa di preoccupazioni relative ai suoi algoritmi». Il sito Politico, molto vicino alla sinistra europea, si era già portato avanti scrivendo che c’è il rischio che Musk dia risalto alla destra «sottraendo attenzione ai rivali politici». Sempre Politico: «Il timore è che Musk e i suoi dipendenti stiano deliberatamente influenzando gli algoritmi». Il giornale Der Spiegel scrive che Musk e Weidel a fine gennaio parteciperanno anche a un vertice economico nella sede del quotidiano Welt, «saranno presenti alcune delle personalità più importanti d’Europa». $ stato questo a convincere due sindacati tedeschi a eliminarsi dall’ex Twitter. A salutare la compagnia sono state le sigle “Ver.di” e “Gew”. Se ne vanno sdegnate anche una sessantina tra università e centri di ricerca.
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Si aggiunge la Corte federale di giustizia ha annunciato che non diffonderà più comunicati stampa su X. Sennonché il capo di “X”, di Tesla, di “SpaceX” e di un mucchio di altre cose viene attaccato pure dal governo inglese, ma invero è stato Musk a innescare lo scontro: il magnate ha recentemente pubblicato una serie di messaggi contro il premier laburista Starmer accusandolo di «complicità» per non aver agito contro le violenze sessuali su vasta scala imputate in passato alla comunità pachistana del Regno Unito. Allora, tra il 2008 e il 2013, Starmer era procuratore capo del Crown Prosecution Service. Nel mirino di Musk è finito anche il ministro per le Pari Opportunità, Jess Phillips, per non aver avviato un’inchiesta. Il ministro dell’Interno, Nancy Faeser, tuona: «I social rispettino la legge». Ce l’ha con le «possibili influenze» e «la propaganda russa».
La Bbc riferisce che il governo inglese «sta monitorando per motivi di sicurezza i tweet publicati da Musk contenuti nei duri attacchi a Starmer». Al lavoro ci sarebbe un’unità dell’Homeland Security Group, responsabile per la difesa della sicurezza nazionale, e parte del ministero dell’Interno. Il Financial Times rilancia: «Musk vuole far cadere il premier prima delle prossime elezioni». Ieri Musk è ripartito: «Chi finanzia Starmer e il Partito Laburista? Ho letto che un fondo speculativo gli ha dato 5 milioni di sterline da un’isola poco raccomandabile dei Caraibi». Poi altre accuse: «Perché Starmer ospita nel Regno Unito noti terroristi?». Intanto l’alto rappresentante Ue, Kaja Kallas, ha chiarito l’ovvio: «Se le persone potenti fanno endorsement ha un impatto, è chiaro. Ma possiamo dire che non si può avere un’opinione? No, non possiamo». Evviva.
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