Jean-Marie Le Pen, il romanzo della destra francese: dall'Indocina alla lite con la figlia
Jean-Marie Le Pen si è spento ieri dopo una vita da romanzo, 96 anni di avventure e provocazioni da protagonista del secondo Novecento francese, figura centrale e contoversa della Quinta Repubblica disegnata da Charles de Gaulle, ex paracadutista in Indocina e in Algeria, ma soprattutto padre della destra identitaria d’oltralpe, il Front national, e di Marine Le Pen, erede e leader del nuovo sovranismo. Era ricoverato da diverse settimane in un ospedale di Garches (Hauts-de-Seine), poco lontano da Parigi. «Circondato dai suoi cari, è stato richiamato a Dio questo martedì alle 12.00», ha scritto la sua famiglia in un laconico comunicato. Nato a La Trinité-sur-Mer, in Bretagna, in una famiglia cattolica di origini umili (il padre era pescatore, la madre sarta figlia di agricoltori), a 14 anni subisce il trauma che lo cambierà per sempre: la morte prematura del padre, ucciso da una mina tedesca finita nella rete del peschereccio La Persévérance di cui era il comandante. Da allora il nome del padre è inciso sul monumento ai caduti di La Trinité-sur-Mer. Jean-Marie viene così adottato dallo Stato francese con il titolo di “Pupillo della nazione”, attribuito agli orfani di guerra. «Quell’evento mi ha profondamente segnato. Ero due volte figlio della Francia, dovevo dunque prestare ancora più attenzione agli affari del mio Paese», ha scritto nel primo tomo delle sue memorie, “Fils de la Nation”, pubblicate dalle Éditions Muller nel marzo 2018. Un altro evento, due anni dopo, segnerà profondamente la vita di Jean-Marie. (...)
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