Putin, l'1 gennaio inizia la guerra all'Europa: Gazprom chiude il gas alla Moldavia
Dal 1 gennaio ricomincerà la guerra del gas con cui Vladimir Putin conta di "affamare" di energia l'Europa e congelare qualsiasi speranza occidentale di fiaccare Mosca nella guerra in Ucraina. La chiave di questa strategia, una delle tante facce della "guerra ibrida" condotta dalla Russia contro gli alleati europei di Kiev e della Nato, ben al di là dei tradizionali mezzi militari dispiegati sul fronte, è Gazprom.
Da Mosca è arrivata la notizia che il colosso energetico ha deciso di azzerare le forniture alla Moldavia fin dai primi minuti del 2025. Con la motivazione che le autorità di Chisinau "si rifiutano di saldare i propri debiti". Il gruppo russo, inoltre, "si riserva il diritto" di intraprendere ulteriori azioni, tra cui rescindere il contratto del gas con la Moldavia. Immediata la protesta del premier moldavo Dorin Recean: "Il governo condanna questa tattica repressiva e ribadisce di non riconoscere alcun presunto debito, che è stato dichiarato non valido da una verifica internazionale".
Il contenzioso sul gas tra Mosca e Chisinau risale a prima dell'inizio della guerra in Ucraina, ma i rapporti sono ai minimi termini da quando le autorità moldave hanno accelerato nel percorso di integrazione verso l'Ue, culminato con un referendum che ha sancito il sì all'adesione (seppur con uno scarto minimo). La presidente moldava Maia Sandu, fervente europeista, è stata appena confermata per un secondo mandato al termine di un'elezione offuscata dalle accuse di ingerenza del Cremlino nell'ex repubblica sovietica.
Sull'Ucraina, contemporaneamente, non appare imminente una svolta. Nell'ultimo mese e mezzo l'ipotesi di un avvio di trattativa ha iniziato ad affacciarsi, seppur timidamente, nei ragionamenti delle cancellerie. Qualcosa si è mosso con una telefonata tra Putin e il cancelliere tedesco Olaf Scholz a metà novembre, e soprattutto con il primo colloquio informale tra il presidente russo e Donald Trump, ma la realtà è che non c'è ancora nulla di concreto. Si teme al contrario che il capo del Cremlino miri a prendere altro tempo per consolidare le vittorie sul terreno. Dmitry Peskov, portavoce di Putin, interpellato dai giornalisti a Mosca ha fatto sapere che il presidente non ha in programma contatti con leader stranieri a breve, "né per il primo, né per il 2 né per il 3 gennaio". E soprattutto, ha puntualizzato, "per ora nessuna traiettoria" per un processo di pace "è in vista a causa della posizione del regime di Kiev". Che secondo Mosca avanzerebbe richieste irricevibili. E nei giorni scorsi Robert Fico, premier slovacco, ha provato a rompere il fronte pro-Kiev dell'Ue volando a Mosca per un faccia a faccia con Putin, con l'offerta di ospitare i colloqui di pace, e si è scagliato poi contro Zelensky, accusandolo di non essere interessato a un cessate il fuoco e minacciando poi di interrompere il flusso di elettricità verso Kiev.