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Cecilia Sala arrestata in Iran, "cos'è successo il 16 dicembre a Malpensa": ora si spiega tutto

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Una ritorsione diplomatica. Una vendetta molto razionale, perché Cecilia Sala potrebbe venire utilizzata dal governo di Teheran come "merce di scambio" con l'Italia e gli Stati Uniti, né più né meno. Questa sarebbe la tragica verità dietro l'arresto al momento ancora senza motivazioni ufficiali della giornalista italiana del Foglio e di Chora Media, volto noto anche in tante trasmissioni tv da almeno 3 anni, quando il suo reportage da Kabul in un Afghanistan in cui le truppe americane stavano smobilitando diventò virale.

Secondo vari retroscena, il nome-chiave per comprendere perché la Sala sia finita nel carcere di Evin sarebbe quello di Mohammad Abedini Najafabadi, uno dei due cittadini iraniani arrestati lo scorso 16 dicembre all'aeroporto di Malpensa. L'uomo è attualmente detenuto in regime di stretta sorveglianza: una misura presa per evitare rischi alla sua incolumità ma anche contro il pericolo di fuga. Abedini, 38enne di Teheran, è stato bloccato su ordine della giustizia americana all'aeroporto milanese dove era appena atterrato da Istanbul. L'altro uomo al centro di questa vicenda, Mahdi Mohammad Sadeghi, cittadino statunitense-iraniano di 42 anni, è stato invece fermato negli Usa. Entrambi sono accusati dai procuratori della Corte federale di Boston di cospirazione per esportare componenti elettronici dagli Stati Uniti all'Iran in violazione delle leggi statunitensi sul controllo delle esportazioni e sulle sanzioni. Abedini è accusato anche di aver fornito il supporto materiale al Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica, considerate dagli Usa una organizzazione terroristica, che ha poi portato alla morte di tre militari statunitensi, uccisi da un attacco con un drone su una base in Giordania. 

Il 22 dicembre scorso il ministero degli Esteri di Teheran aveva convocato l'ambasciatrice svizzera in Iran (che rappresenta gli interessi americani nel Paese visto che Iran e Usa non hanno relazioni diplomatiche ufficiali), oltre che l'incaricato d'affari italiano, per protestare contro le misure. "Consideriamo sia le crudeli e unilaterali sanzioni statunitensi contro l'Iran sia questi arresti come contrari a tutte le leggi e gli standard internazionali", era stata la protesta iraniana. Abedini, dopo l'arresto da parte degli investigatori della Digos milanese, si trova in carcere a Busto Arsizio (Varese) in attesa che la Corte d'Appello decida sulla sua estradizione negli Usa. 

L'intera vicenda sarebbe riconducibile alla famigerata "diplomazia degli ostaggi", triste abitudine della Repubblica islamica che da decenni mette in pratica l'arresto arbitrario di cittadini stranieri o con doppia nazionalità per poi usare i prigionieri come leva per ottenere favori o la liberazione di iraniani detenuti all'estero. Cecilia Sala sarebbe dunque soltanto l'ultimo, inquietante episodio in questo senso. 
 

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