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Cina alla "guerra del Pacifico": perché il super caccia Chengdu J-36 è una sfida all'America

Mirko Molteni
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 La Cina ha sorpreso gli Stati Uniti rivelando dal nulla un aereo da combattimento di sesta generazione che promette, nelle intenzioni di Pechino, di superare l'osannato Lockheed Martin F-35, ossatura delle aviazioni di USA e alleati.

Il nuovo velivolo, fabbricato dalla Chengdu Aircraft Corporation della città di Chengdu, nella provincia cinese del Sichuan, è stato fotografato e filmato durante il suo primo volo sulla pista aziendale il 26 dicembre, compleanno di Mao Zedong (26 dicembre 1893) e le immagini sono state diffuse ieri in tutto il mondo, generando interesse e probabilmente anche ansietà a Washington. L'aereo ha evoluito in aria accompagnato da un altro caccia cinese, questo di “quinta generazione”, il grosso Chengdu J-20S in versione biposto. Aereo, quest'ultimo, già in servizio con l'Aeronautica dell'Armata Popolare Cinese dal 2017 e prodotto in 300 esemplari.

Il J-20 rappresentava già una risposta all'F-35 e al più grosso Lockheed Martin F-22 Raptor, più prestante, che l'US Air Force non ha esportato ad alleati e si tiene ben stretto perla difesa aerea continentale del Nordamerica, salvo rischieramenti in Medio Oriente per aiutare Israele o attaccare l'Isis. Dal confronto visuale fra il J-20, di cui sono note la lunghezza di 21 metri e l'apertura alare di 13 metri, gli esperti hanno arguito che il nuovo J-36 sarebbe più grosso. La sua linea ricorda, in parte, quella del Sukhoi Su-57 russo, ma la maggior differenza è l'assenza di coda. Tecnicamente il J-36, in cui la lettera J deriva da “Jianjiji”, ovvero “aereo da caccia” in cinese, è un cosiddetto “delta composito”. Ha cioè un'ala a delta con diverse angolazioni sul lato frontale e su quello posteriore. Sembra una “punta di freccia” gigante. Le dimensioni e il tipo di ala indicano un caccia con capacità di combattimento aereo, ma anche di attacco, in grado di spingersi molto lontano dalle coste cinesi e intercettare in anticipo navi e aerei americani nel Pacifico.

In più, l'ala a delta assicura una certa capacità di decollo su piste non troppo lunghe. Il predecessore J-20 già è accreditato di un raggio d'azione di 1500 km, che nel J-36 potrebbe essere superiore (forse 1800-2000 km?). I cinesi, comunque, non hanno dichiarato nulla sul J-36. Come ogni aereo invisibile, o quasi, ai radar, anche il J-36 è appiattito per far scivolar via le onde radar e contiene in una stiva ventrale il suo armamento di missili e bombe. Le immagini mostrano due prese d'aria laterali e una centrale, sul dorso, il che fa ipotizzare che il caccia abbia tre motori. È da capire se questa sia una soluzione provvisoria, dettata dal fatto che i motori a turbogetto cinesi sarebbero ancora un po' più deboli di quelli russi, rendendo insufficiente l'adozione di due soli propulsori, oppure se siamo di fronte alla rivoluzionaria formula di un “caccia trimotore”, ma vista prima.

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