Cecilia Sala nelle carceri iraniane, Tajani: "Le sue condizioni sono buone"
“Cecilia Sala sta bene e stiamo lavorando per riportarla in Italia”. Lo ha detto il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani a Rainews24, commentando l'arresto della giornalista in Iran, avvenuto il 19 dicembre. Cecilia Sala "è stata fermata a Teheran, è in carcere a Teheran. Ha già avuto la possibilità di parlare 2 volte con i propri familiari. Stamane ha ricevuto la visita dell'ambasciatrice che è stata più di mezz'ora con lei". Lo ha detto Tajani a Rainews24, precisando: "La ragazza è in buona salute. Il governo sta facendo tutto il possibile in suo potere per cercare di portarla in Italia. Stiamo lavorando con grande discrezione".
Due telefonate: una alla madre, l'altra al suo compagno Daniele Raineri, giornalista del Post. Sono quelle che le autorità iraniane hanno concesso a Cecilia Sala, arrestata il 19 dicembre a Teheran, prima che la connazionale ricevesse oggi la visita dell'ambasciatrice italiana Paola Amadei per verificare le sue condizioni di salute e di detenzione nel carcere di Evin. "Per le prime 24 ore - ricostruisce proprio Il Post sul suo sito - Sala è stata tenuta in custodia senza possibilità di comunicare con nessuno. Poi le hanno permesso di fare due telefonate, una alla famiglia e una al suo compagno.
Durante le telefonate, Sala ha detto di stare bene e di non essere ferita. È possibile che abbia dovuto leggere un testo scritto, perché ha usato alcune espressioni che non suonano naturali in italiano, ma sembrano più una traduzione dall'inglese. Non le è stato permesso di dare altre informazioni". "Prima dell'arresto, Sala si trovava in Iran da una settimana. Aveva raccontato nel suo podcast storie sul patriarcato nel Paese e sulla comica iraniana Zeinab Musavi, arrestata dal regime per gli sketch di uno dei suoi personaggi. Aveva parlato anche con Hossein Kanaani, uno dei fondatori delle Guardie rivoluzionarie che per quasi mezzo secolo aveva contribuito a creare l'estesa rete di milizie filo-iraniane operanti in mezzo Medio Oriente", aggiunge Il Post.