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Bashar al-Assad, il dramma della moglie Asma: "Quale male le è stato diagnosticato"

Maurizio Stefanini
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Asma al-Assad, moglie del deposto presidente siriano, starebbe combattendo contro la leucemia e avrebbe una probabilità di sopravvivenza del 50%. Lo riferisce The Telegraph, secondo il quale l’ex first lady, nata nel Regno Unito da genitori siriani e con doppia cittadinanza, è stata isolata per ridurre al minimo il rischio di infezione e starebbe seguendo un trattamento. La notizia viene a tre giorni di distanza dall’altra secondo cui nell’esilio a Mosca la ex-First Lady di Damasco si troverebbe malissimo, e voleva dunque chiedere il divorzio per potersi recare a Londra. L’informazione era stata però smentita. Asma aveva già combattuto contro un cancro al seno nel 2019, e ne era guarita dopo un anno di cure. Ma si ritiene che la sua leucemia sia ricomparsa dopo un periodo di remissione. E la presidenza siriana aveva annunciato a maggio che le era stata diagnosticata una leucemia mieloide acuta.

Nata appunto a Londra nel 1975 da genitori siriani, Asma al-Assad ha conseguito lauree in informatica e letteratura francese al King's College prima di intraprendere una carriera nell'investment banking. Asma ha sposato Bashar al-Assad nel dicembre 2000, cinque mesi dopo il suo arrivo alla presidenza. La coppia ha tre figli: Hafez, Zein e Karim. Nel frattempo, a Damasco prosegue la resa dei conti. È salito a quattordici il numero dei «membri del ministero dell’Interno rimasti uccisi in Siria, negli scontri con membri dell’ex regime di Bashar al-Assad nella provincia di Tartous».

 

 

Lo ha annunciato il ministero del nuovo governo aggiungendo che altri dieci membri sono rimasti feriti. Ma l’operazione ha consentito di arrestare un funzionario della giustizia militare del governo del deposto presidente Bashar al-Assad che aveva emesso condanne a morte nella famigerata prigione di Sednaya. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con base a Londra, Mohammed Kanjo Hassan è stato arrestato nella provincia di Tartus, roccaforte del clan di Assad, insieme a 20 membri del suo entourage. Sempre secondo l’Osservatorio, «un manifestante è stato ucciso e altri cinque sono rimasti feriti dopo che le forze di sicurezza di Homs hanno aperto il fuoco per disperdere i dimostranti» scesi in piazza dopo la diffusione di un video che mostrava «un attacco da parte dei combattenti» a un santuario alawita ad Aleppo. Gli alawiti sono il gruppo religioso di cui fanno parte gli Assad, e che con Assad era ai vertici. Secondo le nuove autorità siriane, però, il video diffuso in rete è «vecchio», e dietro l’incidente ci sarebbero «gruppi sconosciuti».

Proteste sono giunte anche dai cristiani, per la distruzione di un albero di Natale fatta da tre combattenti dell’Hts a Hama. Le nuove autorità assicurano che si trattava di tre volontari stranieri, che sono stati puniti e che l'albero è stato ripristinato. In compenso, le nuove autorità siriane fanno sapere di avere distrutto un milione di pillole di Captagon: la droga che ha inondato il Medio Oriente sotto il regime di Assad, e che era diventata a un tempo una delle sue principali fonti di finanziamento e uno dei suoi principali strumenti di pressione sui vicini. Tra i quali c’è comunque la Turchia, che manda un ultimatum alle milizie curde siriane. «Abbandonino le armi o saranno sepolti accanto a esse».

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