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Nigel Farage, il regalo da Babbo Natale: l'ambito sorpasso sui conservatori

Dario Mazzocchi
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Sotto l’albero di Natale di Nigel Farage è arrivato un regalo speciale: l’ambito sorpasso sui Conservatori, almeno nella conta degli iscritti. Reform UK, il partito fondato alla vigilia delle elezioni legislative di luglio, ha superato la soglia dei 131.700 aderenti, lasciandosi alle spalle i Tories alla disperata ricerca di un appeal smarrito. È un passaggio storico nel sistema politico britannico ancorato al bipolarismo che contrappone il Partito conservatore a quello laburista e che apre scenari interessanti in vista delle Amministrative del 2025. 

Se infatti a Westminster il principale partito di opposizione al governo di Keir Starmer è rappresentato dai Conservatori, nell’immaginario dell’opinione pubblica la figura di Farage diventa sempre più forte: ha incassato il sostegno – anche economico – di Elon Musk, suggellato nel quartiere generale trumpiano di Mar-a-lago; ieri ha partecipato ad una battuta di caccia alla volpe nel Kent proprio mentre l’esecutivo laburista studia nuove misure contro il tradizionale appuntamento britannico; è riuscito a fare breccia negli ambienti rurali che da settimane protestano contro la riforma della tassa di successione che avrebbe un forte impatto sulle imprese agricole. «Ce l’abbiamo fatta, ora siamo più grandi dei Conservatori», ha festeggiato. 

 

«Oltre 15.000 persone si sono unite a Reform UK in due settimane e questo significa che il partito più giovane ha superato il partito più vecchio del mondo». I Tories nel 2024 hanno celebrato i 190 anni: un compleanno magro, segnato dalla peggior sconfitta elettorale della loro storia e da un processo di ricostruzione lungo e difficile. La nuova leader Kemi Badenoch deve fare i conti con un elettorato disilluso e con una fuga di storici sostenitori nelle fila del movimento di Farage: secondo un sondaggio dell’istituto Techne UK, un elettore su cinque che a luglio ha votato per i Conservatori ora si dice pronto a scegliere Reform.

«Siamo la vera opposizione», ha decretato Farage. La spinta arriva soprattutto dalla linea dura sul tema dell’immigrazione. Secondo i dati ufficiali aggiornati a inizio dicembre, oltre trentatremila persone hanno attraversato quest’anno il Canale della Manica per approdare illegalmente nel Regno Unito, contro le 29.000 del 2023. Il primo ministro Starmer sta valutando l’ipotesi di adottare una misura che ricalca il Piano Mattei varato da Giorgia Meloni, ma ad ora non c’è nulla di concreto. C’è poi un aspetto comunicativo molto convincente che contraddistingue l’approccio di Farage tra le fasce più giovani della popolazione, specie nelle aree geografiche più periferiche che, come hanno dimostrato le tensioni registrate in estate, si sentono emarginate dall’élite politica di Londra e per chi ha meno di 25 anni l’iscrizione costa solo dieci sterline l’anno.

 

La prospettiva è che Reform UK passi all’incasso con le elezioni locali di maggio e c’è chi tra i Tories non esclude un’alleanza tra i due partiti per resistere all’ondata e non ritrovarsi all’angolo. Intanto Farage studia da diplomatico: si è offerto di fare da tramite tra l’amico Donald Trump e Lord Peter Mandelson, nominato ambasciatore di sua Maestà negli Stati Uniti, per raggiungere un accordo di libero scambio tra i due paesi.

Una mossa che ha provocato una crisi di nervi tra i Laburisti. «Ho sempre pensato che potrei essere una risorsa utile se vogliono sfruttarla: se non lo fanno, peggio per loro», ha ribattuto Farage, dimostrando di essere lui a dare le carte al tavolo da gioco di Westminster, al momento.

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