Assad, la ricostruzione della fuga in Russia: volo civetta, transponder spenti e "manina" turca
Domenica 8 dicembre, durante un viaggio notturno, l'ex presidente siriano Bashar al Assad ha lasciato la capitale Damasco per spostarsi a Khmeimim, dove si trova la base aerea russa in territorio siriano. Per farlo, stando a quanto riporta il Corriere della Sera, avrebbe utilizzato due velivoli. E il suo piano di volo sarebbe passato anche a Bruxelles sulle scrivanie di Eurocontrol, l’agenzia europea che gestisce il traffico nei cieli del continente e nelle zone limitrofe. In ogni caso, però, è probabile che i funzionari non fossero a conoscenza dell’identità di chi sarebbe salito a bordo. Noti erano solo rotta, velivolo e orari. A spiegarlo al Corriere tre fonti Ue a conoscenza della vicenda.
Il Corsera, che è riuscito a ricostruire il percorso fatto da Assad, avrebbe sentito delle fonti secondo cui l’intelligence moscovita avrebbe suggerito l’utilizzo di due velivoli per il trasferimento dell’ex leader. Velivoli partiti entrambi poco dopo le 4.30 della notte tra il 7 e l'8 dicembre, uno dietro l’altro. Si sarebbe trattato di un Yakovlev Yak-40, delle dimensioni di un jet privato, e di un Ilyushin Il-76T, quadrimotore militare. Secondo le fonti, l’ex dittatore avrebbe viaggiato a bordo del velivolo più piccolo, che si sarebbe posizionato davanti a quello militare e che avrebbe sempre mantenuto spenti i trasmettitori radio, così da risultare invisibile ai ricevitori Ads-b.
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L'altro velivolo, invece, è stato uno dei più seguiti sulle piattaforme di tracciamento degli spostamenti aerei. Una buona notizia per chi ha gestito l’"esfiltrazione" di Assad, il cui obiettivo era proprio quella di concentrare l’attenzione sull’aereo militare. In quegli istanti, infatti, ai giornalisti in Siria è stato comunicato che l’ex dittatore siriano fosse a bordo del quadrimotore militare. Dopo aver superato Homs, però, l’aereo militare avrebbe effettuato una rotta anomala: prima avrebbe virato a sinistra, poi a destra, quindi ancora a sinistra e alla fine sarebbe sceso velocemente di quota, fino a far perdere le tracce nella zona del villaggio di Ain al-Ghara. In quel momento si era diffusa la voce che l'aereo fosse stato abbattuto. La mattina dell’8 dicembre la Reuters, citando "due fonti siriane", ha scritto dell’"alta probabilità che Assad sia rimasto ucciso dall’incidente aereo".
In realtà, però, Assad sarebbe atterrato regolarmente a Khmeimim sullo Yak-40. E nella stessa base sarebbe arrivato pure l’Ilyshin che invece si pensava fosse precipitato. Intorno alle 14.30 di domenica 8 dicembre l'ex presidente siriano sarebbe ripartito dalla pista di Khmeimim a bordo di un Ilyushin Il-76MD dell’esercito moscovita e sarebbe atterrato a Mosca alle 18.40 locali. Nel suo tragitto, l’Ilyushin sarebbe passato sopra la Turchia, Paese membro di Eurocontrol. Ankara, infatti, a differenza di tutti gli altri Paesi europei, non ha aderito al divieto di sorvolo degli aerei russi. Nonostante questo, però, il suo passaggio sul Paese di Erdogan suscita delle domande.
In particolare, ci si chiede se Ankara fosse a conoscenza del fatto che a bordo di quel velivolo militare russo ci fosse proprio l’ex dittatore. Due giorni dopo l'atterraggio di Assad a Mosca, il 10 dicembre, "fonti ufficiali" turche hanno detto all’agenzia di Stato Anadolu che "l’aereo con a bordo Assad non ha usato lo spazio aereo turco", sottolineando che serve un’"autorizzazione preventiva" per attraversare i cieli del Paese. Al Corriere della Sera, però, gli esperti di voli hanno spiegato che nella richiesta di autorizzazione "non c’è un obbligo a fornire i nomi dei passeggeri, soprattutto se si tratta di un volo militare". Secondo le fonti consultate dal Corsera, quindi, "delle due l’una: o Ankara non sapeva chi c’era a bordo del velivolo militare russo oppure sapeva, ma ha preferito fare finta di nulla, pur di far concludere la dittatura pluridecennale di Assad e pur di evitare di far dirottare l’aereo evitando così anche eventuali imbarazzi con Mosca".