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I coreani sparano sugli alleati ceceni: battesimo del fuoco tragico, chi hanno ammazzato

Carlo Nicolato
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L’impiego di soldati nordcoreani sul fronte ucraino si sta rivelando un pessimo affare per Putin. L’intelligence militare ucraina ha reso noto che le truppe di Kiev hanno ucciso o ferito almeno 30 soldati nordcoreani che tra il 14 e il 15 dicembre erano stati per la prima volta dispiegati in battaglia dalla Russia nella regione occidentale di Kursk. Ma soprattutto i soldati nordocreani avrebbero fatto fuoco per sbaglio su una colonna di veicoli del battaglione Akhmat, un gruppo paramilitare di volontari ceceni, uccidendone otto. Secondo la Defense Intelligence of Ukraine (DIU) il tragico “equivoco”, o classico caso di “fuoco amico”, si è verificato per la più assurda delle ragione, a causa cioè delle barriera linguistica tra soldati coreani e comandi russi che non permette di coordinare le truppe sul campo. Altri tre soldati nordcoreani sarebbero invece spariti nella zona del villaggio di Kurilyvka, sempre nel Kursk russo, in quello che probabilmente si tratta di un caso di diserzione. Secondo l’intelligence militare di Kiev, le perdite verranno comunque integrate con nuovi effettivi, attinti dagli 11mila soldati di Pyongyang inviati a Kursk. In un incontro televisivo con i suoi generali militari il presidente russo Putin ha fatto capire che l’ultimo dei problemi di Mosca è quello del numero di militari da schierare. Secondo Putin quest'anno si sarebbero arruolati in media oltre mille cittadini russi al giorno. Il ministro della Difesa, Andrei Belousov, ha poi precisato che i militari arruolati quest’anno sarebbero «oltre 427.000».


PAGHE ALTISSIME
Secondo il Moscow Times ciò sarebbe dovuto allo stipendio mensile minimo garantito a un soldato a contratto che in Russia è di 210.000 rubli, circa 1.920 euro, tre volte il reddito medio del Paese. Una cifra che in gran parte della Federazione permette di mantenere un’intera famiglia per un lungo periodo. Nello stesso intervento Putin ha accusato gli Stati Uniti di inviare «mercenari e consulenti militari» in Ucraina e di incoraggiare l’escalation del conflitto per spingere la Russia verso “la linea rossa”. E ha garantito che «se gli Stati Uniti dispiegheranno missili a corto e medio raggio, in qualsiasi regione del mondo, la Russia farà lo stesso», promettendo che «a breve» Mosca lancerà la produzione in serie dei missili balistici ipersonici Oreshnik, testati il 21 novembre in Ucraina.

 



Dall’altra parte della barricata va segnalato invece che ieri il Consiglio Affari Esteri della Ue ha dato il via libera al quindicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia che include 54 persone e 30 entità responsabili di azioni che minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell'Ucraina. Il governo italiano invece ha dato l’ok ad un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev, il cui contenuto sarà illustrato domani al Copasir dal ministro della Difesa, Guido Crosetto. Sempre domani il segretario generale della Nato Mark Rutte riceverà a Bruxelles il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e diversi leader europei - si tratta probabilmente di Macron, Scholz, Tusk e Starmer - per discutere delle prossime mosse europee in vista dell'insediamento del presidente eletto Donald Trump negli Stati Uniti. Il presidente Zelensky sembra avere le idee chiare in proposito. Secondo il New York Times «i funzionari ucraini stanno facendo tutto il possibile per mettere dalla loro parte il presidente eletto» con tentativi più seri, tipo l’incontro non preventivato di Zelensky, Trump e Macron a Parigi per l’inaugurazione di Notre-Dame, e altri che vanno al limite dell’adulazione, come quello del deputato ucraino Oleksandr Merezhko che ha candidato il tycoon al Nobel per la pace in virtù della sua promessa di portare la pace in Ucraina e della sua decisione di vendere al Paese missili anticarro Javelin durante il suo primo mandato.


FAVORI A DONALD
Ma è stato l’incontro di Parigi «lo sforzo più audace», come l’ha definito il NYT, avvenuto grazie a serrati contatti diplomatici dell’ultimo momento e senza che Zelensky, partito alla volta di Parigi, avesse alcuna certezza che Trump potesse accettare. «Il presidente Trump è, come sempre, risoluto», ha scritto poco dopo l’incontro sui social, postando una fotografia della loro stretta di mano sotto, «lo ringrazio». Tra le mosse del governo ucraino va anche segnalato il rinvio della firma di un accordo di cooperazione mineraria fondamentale con gli Stati Uniti, con l'obiettivo di lasciare che sia Trump a prendersene il merito dopo l'insediamento.

 

 

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