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Al Jolani come Assad: esecuzioni di massa per le strade in Siria

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Un "jihadista moderato", un leader islamico "pragmatico". Così i giornali italiani di sinistra dipingono al Jolani, il tagliagole che ha preso il potere in Siria destituendo il feroce tiranno Bashar Assad. "Non sempre dopo la dittatura c'è la democrazia", avvertiva Matteo Renzi, voce isolata nel mondo progressista di casa nostra. Uno scetticismo motivato, visto il passato di al-Jolani e pure quello di un paese devastato da 50 anni di regime tra i più brutali della storia moderna.

Anni fatti di torture, rivolte sedate nel sangue, carceri-lager, oppositori ammazzati e fatti sparire nel nulla. E quanto sta accadendo oggi, nei primi giorni di "libertà" di Damasco, pare essere una triste conferma.

 

 

 

A parole, il neo-leader dopo aver piazzato un premier fantoccio, al-Bashir, ha rassicurato sia le minoranze interne sia l'Occidente, garantendo una transizione pacifica. Contemporaneamente, sta coltivando i rapporti con i russi, che insieme all'Iran sono stati i principali sostenitori politici, militari e finanziari di Assad. Nei fatti, però, è scattata la resa dei conti, con le vendette contro i fedelissimi del vecchio dittatore fuggito a Mosca.

 

 

 

Le cronache siriane riferiscono di esecuzioni sommarie degli aguzzini del Rais, rastrellati nelle loro case e nei loro nascondigli in particolare nelle zone di Idlib, Latakia, Hama, Homs e della capitale Damasco. A Latakia, la roccaforte degli Assad, i nemici dei jihadisti sono stati trascinati in strada e lì finiti "a colpi di pistola alla tempia e raffiche di mitra su tutto il corpo", come scrive il Secolo d'Italia. I cadaveri degli ex agenti di sicurezza del regime sono stati invece trascinati per le strade di Idlib, linciati dalla folla inferocita. Scene classiche, da guerra civile, come quelle viste oltre 10 anni fa in Libia quando cadde Gheddafi. In quei mesi anche Assad sembrava sul punto di cadere, ma a differenza del Colonnello ha potuto contare su appoggi politici internazionali più saldi. 

 

 

 

Nell'ospedale militare di Harasta si contano almeno 40 cadaveri accatastati: sui corpi segni di tortura e tracce di sangue fresco. Una pratica inquietantemente simile a quelle andate in scena per anni nel carcere di Saydnaya, il mattatoio dove finivano i nemici del dittatore. Ora al posto del tiranno "laico" c'è un capo salafita, ex affiliato a Isis e Al Qaeda. Al nome di battaglia islamista ha sostituito quello vero, Ahmed al-Sharaa. Un modo rapido per conquistare la fiducia di Usa ed Europa. Forse troppo rapido.

 

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