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Vladimir Putin, la furia contro Assad in visita al Cremlino: cosa sarebbe successo

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Il leader siriano Bashar al-Assad vede il presidente russo Vladimir Putin e poi torna a Damasco, come riferito da media governativi. Stando a quanto trapelato, pare però che la visita al Cremlino non sia stata affatto piacevole per il politico e militare siriano. Dopo l'invasione e l'offensiva della coalizione ribelle di Idlib, Assad avrebbe subìto l’ira dei suoi protettori, tra cui non c'è solo Mosca, ma anche Teheran e Ankara. La furia, soprattutto russa, sarebbe stata scatenata dal fatto che il Cremlino aveva avvertito il leader siriano di quello che sarebbe successo. 

L’intelligence di Mosca aveva dato l’allarme sull’attacco imminente contro Aleppo, spedendo i suoi aerei a compiere bombardamenti preventivi sulle caserme dell’Hts, la principale organizzazione della resistenza sunnita. I generali del regime, però, non hanno fatto nulla per impedire l'attacco. Questa, secondo il Cremlino, sarebbe l’ennesima prova dell’inadeguatezza di Bashar. A salvarlo negli anni scorsi sono sempre stati i suoi alleati: dopo l’insurrezione democratica del 2011, poi diventata guerra santa sunnita contro Damasco con la nascita dell’Isis, Assad è riuscito ad andare avanti solo grazie all'aiuto di Mosca e dei suoi jet, tank e mercenari; e di Teheran, che ha mobilitato le sue milizie.

 

 

 

A infastidire lo zar anche la convinzione che dietro gli attacchi in Siria ci sia la mano dell'Occidente, il cui obiettivo sarebbe quello di "attizzare un secondo fronte", come scrive sulla Komsomolskaya Pravda la stella dei blogger di guerra Aleksandr Kots. Secondo lui, le manifestazioni contro il governo filorusso in Georgia e l’avanzata dei ribelli in Siria sono eventi uniti dallo stesso scopo. Dello stesso tenore un altro commento comparso sullo stesso quotidiano: "Vogliono mettere a repentaglio il nostro principale e unico nodo logistico nell’area. Attraverso le nostre basi si porta avanti sia nel Medio Oriente che in Africa la nostra attività, la quale sorregge, tra le altre cose, anche la battaglia contro l’isolamento dal mondo che l’Occidente ci impone. Se venissimo privati di questo hub, nel Mediterraneo nessuno ci verserebbe più un bicchiere d’acqua".

 

 

 

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