Cerca
Cerca
+

Marine Le Pen, clamoroso in Francia: l'intesa con i comunisti per far saltare il governo

Mauro Zanon
  • a
  • a
  • a

 «Voteremo la mozione di censura con il Nuovo fronte popolare (Nfp)». Non poteva essere più chiaro Jean-Philippe Tanguy, deputato star del Rassemblement national (Rn) e braccio destro di Marine Le Pen, che ieri in conferenza stampa ha ribadito che questa volta il partito sovranista andrà fino in fondo: senza correzioni dell’ultimo minuto, voterà la sfiducia al primo ministro Michel Barnier assieme alla coalizione delle sinistre.

«Le istituzioni e la realtà della democrazia vi impongono a volte di votare con i vostri nemici politici. È così che vanno le cose. Ciò che conta è l’effetto», ha aggiunto Tanguy. Già lunedì, in un incontro con Barnier a Matignon, Le Pen, capogruppo dei deputati Rn all’Assemblea nazionale, aveva fatto capire all’esponente gollista che il suo partito non avrebbe tollerato il superamento di certe “linee rosse” previsto nel progetto di bilancio 2025, a partire dall’aumento delle tasse sull’elettricità e l’assenza di una rivalutazione di tutte le pensioni sulla base dell’andamento dell’inflazione fin dal 1° gennaio 2025.

La leader sovranista chiede garanzie non solo sulla protezione del potere d’acquisto dei francesi, ma anche su uno dei temi storici di Rn: l’immigrazione. Per non votare la sfiducia a Barnier, Le Pen invoca la riduzione dei fondi per il programma di assistenza medica statale (Ame) agli immigrati irregolari, così come tagli draconiani alle «spese operative del governo». «La mia posizione non è cambiata. Né, a quanto pare, quella del primo ministro», ha detto Le Pen ai giornalisti al termine del suo faccia a faccia con Barnier. Il primo ministro, martedì sera, è andato su Tf1 a disegnare uno scenario apocalittico per la Francia, “alla greca”, in caso di caduta dell’esecutivo prima di Natale. «Ci sarà una tempesta, ci saranno gravi turbolenze sui mercati finanziari», ha affermato il premier durante il telegiornale della sera. Ieri, lo spread tra i titoli di Stato decennali francesi e gli analoghi Bund tedeschi, in salita da otto giorni consecutivi, si è allargato fino a 90 punti, segnando il livello più alto dalla crisi del debito sovrano nel 2012, con un rendimento ormai pari a quello dei titoli di pari durata della Grecia.

«Non comprerei titoli finanziari francesi» al momento, ha detto a Bloomberg Nicolas Simar, manager di un fondo di Goldman Sachs Asset Management. Un appello alla «responsabilità» è arrivato anche dalla portavoce del governo, Maud Bregeon. «Il Rassemblement national da solo non ha la chiave dell’esito finale del voto su un’eventuale mozione di censura. Un voto vale un voto. E spetta anche ai deputati socialisti, che hanno una responsabilità senza precedenti, alzare la testa e liberarsi oggi dai loro legami con la France insoumise», ha dichiarato ieri Bregeon uscendo dal Consiglio dei ministri. Ma i socialisti, per ora, non hanno alcuna intenzione di mollare gli alleati mélenchonisti e gli altri compagni di coalizione, gli ecologisti e i comunisti. In totale, il gruppo Nfp conta 192 deputati. Da solo, non riuscirebbe a far cadere il governo, ma in caso di voto congiunto con i 124 deputati di Rn verrebbe ampiamente superata la soglia della maggioranza assoluta, fissata a 289.
E addio governo Barnier. «I deputati Rn sono carichi per la mozione di censura e sono spinti dai loro elettori», ha detto a France Info un deputato gollista.
Come riportato dal Figaro, ci sono diverse date sul calendario che potrebbero coincidere con la fine del Barnier I, ma tutto dipende dai tempi dell’iter parlamentare della finanziaria.

La data più probabile sembra quella del 21 dicembre, a soli quattro giorni da Natale. «Il governo cadrà. (Le Pen, ndr) lo censurerà a un certo punto, e prima di quanto pensiamo», avrebbe detto rassegnato lo stesso presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, secondo alcune indiscrezioni pubblicate dal Parisien.
Ieri, intanto, la difesa di Marine Le Pen ha chiesto la sua assoluzione nel processo per appropriazione indebita di fondi Ue: la sentenza arriverà il prossimo 31 marzo 2025. La procura aveva chiesto cinque anni di reclusione per Le Pen, una multa di 300.000 euro e soprattutto cinque annidi ineleggibilità che le impedirebbero di correre per l’Eliseo nel 2027.

Dai blog