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Israele, Putin non commenta la sentenza dell'Aia: ma è il vero vincitore

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C’è un vincitore politico nel caso del mandato di cattura internazionale per Netanyahu e Gallant? Vediamo un po’: non è Hamas, ormai ridotto in briciole, né Hezbollah, che spera in una tregua, e neppure l’Iran, i cui capi hanno ormai gli incubi per l’imminente arrivo di Donald Trump. Nemmeno in Israele c’è chi guadagna: tutti i partiti non arabi si sono stretti attorno ai due politici del Likud (che peraltro fra loro sono nemici). Quanto ai civili in Libano e Gaza, la sentenza dei giudici dell’Aia per loro significa una cosa soltanto: la pace che sembrava delinearsi all’orizzonte, con trattative guidate dagli americani, è sparita e la guerra tornerà a infuriare. Tutti quelli che stanno esultando per la decisione della Cpi non ne caveranno granché. Festeggiano perché odiano gli israeliani o perché i loro capi dicono loro che devono odiarli. Per trovare chi incassa il premio più grande non bisogna cercare fra chi esulta ma fra chi se ne sta zitto. Mosca non commenta le decisioni della Corte penale internazionale sul mandato d’arresto nei confronti di Netanyahu e Gallant perché le ritiene «insignificanti» e prive di valore legale per la Russia. «Non vediamo il motivo di commentare in alcun modo la questione, perché per noi queste decisioni sono insignificanti», sono state le parole di Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino. (...)

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