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Giorgia Meloni al G20 più diviso di sempre: grossi guai in Brasile, cosa sta succedendo

Maurizio Stefanini
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Creato nel 1999 come forum di leader, ministri delle finanze e governatori per favorire l’internazionalità economica e la concertazione tenendo conto delle nuove economie in sviluppo, il G20 da quando è stato costituito solo nei vertici di Amburgo del 2017 e di Osaka del 2019 non è riuscito a emanare un comunicato finale unitario. Ne uscirono due documenti (19 più uno), a causa del rifiuto di Donald Trump di sottoscrivere alcunché sul cambiamento climatico. È possibile e anzi probabile che questo scenario presto torni, ma per il momento Trump non si è ancora insediato, e malgrado ciò il G20 in agenda ieri e oggi a Rio de Janeiro rischia lo stesso la spaccatura, e anzi molto più grave di quelle due volte. Motivo annunciato: una proposta di documento finale preparata dal ministero degli Esteri brasiliano che era all’acqua di rose sull’aggressione russa all’Ucraina e invece durissima contro Israele, e ha fatto dunque arrabbiare non solo i G7, ma anche l’Argentina di Milei.

Sul tutto aleggia il fantasma di Putin, che al Brics in Sudafrica dell’agosto 2023 non andò per paura che qualche giudice sudafricano eseguisse il mandato di arresto disposto dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra in Ucraina. Lula prima gli disse che invece a Rio de Janeiro avrebbe potuto venire senza problemi, poi ammise che se qualche giudice avesse deciso di agire altrimenti il suo governo non avrebbe potuto farci niente, in nome della separazione dei poteri. Putin ha allora detto che non si sarebbe presentato e avrebbe invece mandato Lavrov. Ma di fatto proprio alla vigilia del vertice ha scatenato quell’attacco aereo massiccio all’Ucraina che non solo ha deciso Biden ad autorizzare gli ucraini a lanciare missili a lungo raggio americani sul territorio russo, ma domenica pomeriggio ha anche indotto i rappresentanti del G7 ad informare il Ministero degli Esteri brasiliano che non avrebbero mai accettato quel testo.

 

 

Se Lula non accetterà le modifiche proposte ai negoziatori del G20, il Brasile non potrà chiudere il vertice multilaterale con un unico comunicato finale. Alle divergenze sulla guerra in Ucraina si aggiungono le proposte del G7 e dell’Argentina riguardo a Israele e al suo confronto con i gruppi terroristici finanziati dall’Iran. Lula può avere speranza per il fatto che Javier Milei, dopo aver detto no a una Alleanza Globale contro la Fame e la Povertà cui Lula tiene molto, ci ha poi ripensato. Nel documento di adesione si chiarisce infatti che «non implicherà l’adozione di programmi e politiche specifiche» e che seguirà «un approccio guidato dal mercato».

Nel frattempo, a margine del vertice del G20, un incontro sembra aver sbloccato lo stallo in cui versa la Commissione europea. Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha parlato con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen per tentare di aggirare il veto imposto dal partito popolare europeo alla candidata socialista a commissario, proposta da Madrid, Teresa Ribera. Stando a quanto riporta El Pais, l’ipotesi che circola negli ambienti governativi spagnoli prevede uno scambio con i socialdemocratici, che dovrebbero votare a favore del candidato italiano alla vicepresidenza dell’esecutivo comunitario, Raffaele Fitto. «L’Ue non può precipitare nell’instabilità con miopi veti incrociati. Per proteggere l’Europa è essenziale una Commissione funzionante, che non dipenda dalle manovre di Trump e dell’estrema destra» sottolineano fonti governative.

Il vertice è stata anche l’occasione del primo incontro personale tra Lula e Milei, che è durato un lampo ed è stato chiaramente freddo. In soli 15 secondi Lula ha rivolto a Milei un saluto formale, gli ha scattato una foto ufficiale e gli ha indicato dove camminare per partecipare al primo dibattito del vertice. Milei resta però uno dei più grintosi su Medio Oriente e Ucraina, ed esige che il documento finale abbia una condanna formale della aggressione russa. Cosa complicata, dal momento che tra chi vota c’è pure Lavrov. «Gli Stati Uniti sostengono fortemente la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Tutti a questo tavolo, secondo me, dovrebbero fare lo stesso», ha detto Biden nel suo discorso dopo l’apertura della riunione, mentre era presente anche il ministro degli Esteri russo Lavrov.

«Chiedo a tutti i presenti di aumentare la pressione su Hamas, che attualmente rifiuta questo accordo», ha aggiunto. «L’Italia aderisce convintamente all’Alleanza globale contro la fame e la povertà, lanciata dal presidente Lula», ha invece dichiarato Giorgia Meloni. Il primo ministro ha avuto anche un bilaterale con il principe ereditario dell’Emirato di Abu Dhabi, Sheikh Khaled bin Mohamed bin Zayed Al Nahyan. Italia ed EAU collaborano fruttuosamente anche in Africa nel quadro del piano Mattei.

 

 

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