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Miller, ecco chi è il peggior nemico dei clandestini scelto da Trump

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 È il vice di Susie Wiles. E oltre ad esserne il vice, è il suo opposto: alla riservatezza della prima si contrappone la figura divisiva e rumorosa di Miller, che non disdegna affatto i riflettori e spinge sui toni duri e senza sconti su alcuni temi, primo fra tutti quello dell’immigrazione clandestina. Appartiene in pieno al mondo MAGA (Make America Great Again), sin dagli inizi, tanto che già nel 2016 faceva parte della campagna elettorale di Trump come consigliere politico. Dopo il successo su Hillary Clinton si è occupato dell’ufficio comunicazioni della Casa Bianca, mettendo mano ai discorsi di Trump tra il 2017 e il 2021, ed è diventato uno degli architetti delle politiche a “tolleranza zero” sulla gestione dei flussi migratori, con i divieti di viaggio che hanno coinvolto nazioni a maggioranza musulmana e alle separazioni dei nuclei famigliari lungo il confine con il Messico.

«L’America è per gli americani e solo per gli americani», ha detto dal palco del Madison Square Garden di New York al raduno di elettori repubblicani dello scorso ottobre. La sua nomina rimarca, qualora ce ne fosse bisogno, che l’immigrazione è tra i primissimi punti ai quali Trump vuole mettere mano già dal giorno del suo insediamento.

Trentanove anni, dopo la laurea in Scienze politiche alla Duke University ha lavorato come addetto stampa per alcuni congressisti repubblicani, tra cui il senatore dell’Alabama Jeff Session, strenuo oppositore dell’immigrazione illegale. Nato in una famiglia di origine ebrea, si è avvicinato agli ambienti conservatori sin da adolescente, partecipando a programmi radiofonici mentre frequentava il liceo a Santa Monica, nella contea di Los Angeles. Un californiano atipico, non c’è che dire. In seguito alla sconfitta del 2020 ha fondato “America First Legal”, un’organizzazione che ha combattute l’amministrazione Biden a colpi di battaglie legali. Il risultato del 5 novembre è la sua grande rivincita.
 

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