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Kamala Harris, 20 milioni di debiti? Come si è bruciata più di un miliardo di dollari

Maurizio Stefanini
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Aveva un miliardo di dollari in cassa, si ritrova con un pugno di mosche e 20 milioni di debiti. Questa in sintesi è la descrizione della campagna elettorale di Kamala Harris; una operazione che passerà alla storia come il fallimento elettorale più costoso di sempre. La vice di Joe Biden avrebbe speso quasi 1,4 miliardi di dollari per perdere le elezioni, contro poco meno di un miliardo per Donald Trump. Secondo Fox News, la differenza esatta sarebbe stata di 460 milioni. Per il Wall Street Journal, invece, la Harris avrebbe speso il doppio di Trump, che pure ha potuto contare sull’appoggio di Elon Musk. Il fondatore di Tesla ha riversato più di 118 milioni in un super PAC (Political action commettee) trumpiano, e poi ha organizzato la famosa lotteria a favore del candidato repubblicano negli Stati ballerini.

Kamala Harris è entrata in questa corsa a luglio dopo che il presidente Biden era stato convinto a ritirarsi anche se aveva già ottenuto la nomination del suo partito. La vicepresidente ha potuto incamerare tutti i fondi raccolti da Joe: una mossa che ha innescato una valanga di spese da entrambe le parti. Tra il 22 luglio e il giorno delle elezioni, ha scritto il Wall Street Journal, il partito dell’asinello ha speso 654 milioni in spot pubblicitari, contro i 378 del rivale partito dell’elefante. I democratici comunque hanno avuto un vantaggio di spesa di quasi 460 milioni di dollari, riversando 1,37 miliardi di dollari di pubblicità (tv, web, radio, carta stampata) rispetto ai repubblicani, che hanno investito 913,9 milioni di dollari, secondo il rapporto di AdImpact, una società di analisi pubblicitaria. Da notare che il ticket Harris-Walz ha a lungo evitato le interviste, puntando per tutta estate in pratica solo sulla pubblicità elettorale. Ben 1,8 miliardi di dollari sono stati spesi in Pennsylvania, North Carolina, Wisconsin, Georgia, Nevada, Wisconsin e Michigan. Il 79% della spesa totale, con il 22% nella sola Pennsylvania.

Secondo il Washington Examiner, testata conservatrice della capitale federale, Kamala avrebbe addirittura debiti per 20 milioni di dollari, nonostante avesse a disposizione oltre 1 miliardo di dollari e fosse considerata dai media una vera “macchina da soldi”, con 118 milioni di dollari di fondi raccolti nella sola giornata del 16 ottobre. La campagna della vicepresidente avrebbe difficoltà a saldare i pagamenti del personale e dei fornitori. Se vi chiedete come abbia fatto a sperperare una cifra così elevata in così poco tempo, la risposta la fornisce ancora l’Examiner. Per esempio, Kamala ha sganciato un milione di dollari il 15 ottobre alla Harpo Productions di Oprah Winfrey, per partecipare a un evento pieno di star che la stessa Winfrey ha organizzato per la vicepresidente a settembre nel Michigan. La Winfrey è anche apparsa all'ultimo comizio della Harris a Philadelphia alla vigilia del giorno delle elezioni, con la star del talk show che ha offerto un raro endorsement a un candidato presidenziale. «Stiamo votando per i valori e l’integrità», aveva detto Oprah.

 

 

Non è noto invece quanto siano costate le apparizioni di star del calibor di Lady Gaga, Jon Bon Jo vi e Katy Perry ai comizi della candidata democratica, e neppure il concerto del rapper 2 Chainz ad Atlanta. Una cifra a sei zeri, invece, sarebbe stata pagata per la partecipazione al famoso podcast “Call Her Daddy” con il conduttore Alex Cooper. Anche il New York Times, benché senza riportare cifre, aveva rivelato che la campagna della Harris aveva speso «cifre sostanziose» per banner pubblicitari sulle reti televisive durante le trasmissioni delle partite di football americano, per cercare di convincere l’elettorato maschile a scegliere Kamala. Con risultati a dir poco deludenti, come quelli ottenuti in Nevada dall’investimento di 450mila dollari al giorno in annunci pubblicitari sul Las Vegas Sphere, come ha rivelato il britannico The Guardian. Il peso finanziario avrebbe addirittura costretto la campagna ad annullare un’esibizione programmata della rock star canadese anni ’90 Alanis Morissette per tagliare le spese.

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