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Usa, l'orrore durante l'uragano: "Non salvate chi vota Trump"

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Matteo Legnani
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La riforma della burocrazia federale è uno dei punti del programma che Donald Trump ha messo in agenda. Lo scandalo scoppiato in queste ore e riguardante la Fema (l’Agenzia federale per la risposta alle emergenze), rende quel punto del programma ancor più imperativo, dopo la scoperta che uno dei manager che coordinavano gli interventi post-uragano Milton in Florida aveva diramato un memorandum ai suoi collaboratori nel quale dava istruzioni di non portare aiuti a quelle proprietà che recassero cartelli o insegne pro- Trump. «Insegna di Trump, nessun contatto, come da indicazioni dall’alto», diceva la direttiva. La Fema ha condannato l’accaduto e preso le distanze dal suo funzionario, sostenendo che nessuna indicazione gli era stata fornita in tal senso e affermando che l’uomo è stato licenziato.

Ma il governatore dello Stato, Ron De Santis, ha istituito una commissione d’inchiesta che faccia luce sull’accaduto, mentre su X il presidente della Commissione di Sorveglianza della Camera, James Comer, è andato oltre sostenendo che sia «falso che la Fema ha licenziato il suo funzionario anti-Trump. A noi risulta che sia ancora al suo posto, nonostante la Fema abbia ammesso la gravità dell’accaduto. La riforma della burocrazia federale invocata dal presidente Trump è importante perché farà sì che i funzionari non eletti siano chiamati a rispondere del loro operato e licenziati se responsabili di violazioni».

 

I consiglieri del presidente eletto «stanno elaborando piani per realizzare la sua promessa di deportazione di massa», scriveva ieri il Wall Street Journal. Tra le ipotesi «una dichiarazione di emergenza nazionale che consentirebbe alla nuova amministrazione di riutilizzare le risorse militari per trattenere e rimuovere i migranti». Tra i cambiamenti in gioco: la revoca di una politica dell’amministrazione Biden che ordina di non perseguire i clandestini che non hanno commesso altri reati.

Uno strascico elettorale su cui le autorità federali stanno indagando sono gli sms razzisti firmati «sostenitore di Trump», ricevuti nelle scorse ore da migliaia di cittadini afroamericani con il testo «sei stato selezionato per raccogliere il cotone, questa è la piantagione più vicina». Un portavoce del presidente eletto ha risolutamente escluso che gli autori dei messaggi abbiano legami con lui e la sua campagna.

I dem invece tentano di sistemare la Harris. C’è chi ha avanzato l’idea di toglierla dalla vita politica attiva efacendola nominare da Biden alla Corte Suprema al posto di Sonia Sotomayor, 70enne e malata di cancro, convincendo quest’ultima a dimettersi prima della scadenza del mandato di Joe. Il presidente in carica, che lascerà la Casa Bianca il prossimo 20 gennaio dopo il giuramento che Trump presterà a Capitol Hill, ha invitato quest’ultimo nello Studio Ovale alla e 11 di mercoledì. Sarà la prima volta che i due si troveranno faccia a faccia dal dibattito tv dello scorso 27 giugno, dopo il quale Biden decise di non proseguire la campagna elettorale.

 

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