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Carola Rackete, la resa del governo tedesco alla "speronatrice"

Matteo Legnani
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La rottura traumatica che si è consumata mercoledì in Germania tra il cancelliere e leader della Spd Olaf Scholz e il suo ministro delle Finanze e leader dei liberali del Fpd, Christian Lindner, fa cadere la foglia di fico dietro la quale si nascondeva una maggioranza da tempo traballante, quella formata da socialdemocratici, liberali e verdi. E, anche se Scholz ha cercato di prendere tempo fino a metà gennaio, causando l'ira della Cdu che vorrebbe un voto di fiducia già la settimana prossima, obbliga la politica tedesca a ragionare in fretta su quale direzione possa prendere una futura coalizione di governo. Una svolta a destra è resa impossibile dal muro di sbarramento che è stato imposto all'estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD). E con i liberali in caduta libera (sono ormai dati al 4-5%), ai partiti tradizionali non resta che volgere lo sguardo dall'altra parte, dove pure il panorama è non poco accidentato.

Su quel lato, infatti, il partito che oggi va per la maggiore è il Bündnis Sahra Wagenknecht (Bsw), l'Alleanza Sahra Wagenknecht, nato appena lo scorso gennaio ma capace di issarsi all'11% alle elezioni europee di giugno e rispettivamente al 12,14 e 16% alle elezioni che si sono tenute lo scorso mese di settembre in Sassonia, Brandeburgo e Turingia. Il Bsw è un qualcosa di politicamente inquietante: la sua fondatrice, la 55enne Sahra Wagenknecht, ha alle spalle una vita trascorsa prima nel partito comunista della Germania Est e poi nell'estrema sinistra di Die Linke, ma la sua creatura combina il socialismo della sinistra con il nazionalismo della destra, è favorevole alla permanenza della Germania nella Nato ma ostile agli aiuti forniti all’Ucraina nello sforzo bellico contro la Russia e cavalca l'insofferenza dei tedeschi verso un'immigrazione ormai debordante sostenendo il primato degli interessi dei tedeschi e in questo distanziandosi nettamente dal globalismo dei Verdi.


È un asso pigliatutto, per certi aspetti talmente a sinistra da finire per condividere alcuni aspetti ideologici nientemeno che con l’estrema destra di Afd, come le posizioni sulla pandemia e sui vaccini (la Wagenknecht è no vax). Le prove di quanto potrebbe accadere a livello nazionale dopo eventuali elezioni anticipate successive a un voto di sfiducia al governo Scholz sono andate in scena fino a pochi giorni fa in Sassonia, dove s’è votato all’inizio di settembre. La Cdu ne è uscita vincitrice con il 32% delle preferenze, imponendosi per un soffio su Afd con il 30,6 seguita dal BSW e, solo al quarto posto, dai socialdemocratici del Spd. I cristiano-democratici, fedeli al muro di sbarramento verso Afd (con cui avrebbero ottenuto una larghissima maggioranza), hanno esplorato un’intesa con l’Spd e la Wagenknecht che si è arenata dopo due mesi lasciando tuttora il Land senza un governo.

Prima, le trattative, le ha mollate la Spd quando la Bsw ha chiesto una commissione di inchiesta sulla gestione del post pandemia di Covid e, alla fine, la stessa Bsw ha mollato la Cdu in braghe di tela adducendo «posizioni inconciliabili sull’immigrazione e sul sostegno all’Ucraina». Restando su quel lato della barricata, il panorama è, se possibile, ancora più sconfortante. Ci sono i Verdi, in crisi di consensi e i cui vertici si sono dimessi alla fine di settembre, tra i quali si annidano frange di sostenitori violenti, come quelli che, a migliaia, lo scorso gennaio hanno tenuto per giorni in scacco le forze dell’ordine con lanci di pietre, razzi e bottiglie molotov alla miniera di carbone di Luetzerath in Renania-Palatinato. E poi c’è Die Linke, nei confronti della quale la Cdu ha issato lo stesso muro di sbarramento riservato a Afd. Un’estrema sinistra come ne sono rimaste pochissime con rappresentanza parlamentare, in Europa. Lì, e la cosa basti per dire tutto, gira gente come Carola Rackete. 

 

 

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