Cerca
Cerca
+

"Donald Trump vincerà le elezioni", il report di AtlasIntel chiude i giochi: panico tra i dem

Tommaso Montesano
  • a
  • a
  • a

«Se il modello giusto è quello di AtlasIntel, brindiamo dopo poche ore». È stato lo stesso Donald Trump, nella mattina di ieri ora italiana, a rilanciare dal suo profilo X la schermata con la quale l’istituto di sondaggi - quello che ebbe la performance migliore sia alle Presidenziali del 2020, sia alle elezioni di midterm del 2022 - certifica la presa di The Donald su tutti e sette gli swing States, gli Stati che di fatto decideranno la corsa alla Casa Bianca di domani.

L’ex presidente- da qui l’ottimismo diffuso dal suo team, che tuttavia invita a non abbassare la guardia, rinnovando l’appello a votare - sarebbe in vantaggio su Kamala Harris in tutti i cosiddetti battlegrounds, con uno scarto compreso tra il punto di vantaggio in Wisconsin e i sei dell’Arizona. Se queste previsioni fossero confermate, Trump tornerebbe a sedere nello Studio ovale con 312 voti elettorali. E sarebbe una vittoria a valanga.

Ma il condizionale è d’obbligo. Ieri mattina ora italiana, infatti, è stato il duo New York Times/Siena poll a diffondere le sue previsioni finali. E lo scenario che emerge è diverso, con la vicepresidente in vantaggio in quattro dei sette Stati in bilico. In ordine di scarto: Nevada, North Carolina (il territorio che agita di più la campagna repubblicana), Wisconsin e Georgia. In Arizona, come emerso da AtlasIntel, sarebbe avanti Trump, mentre negli altri due Stati del Midwest, Pennsylvania e Michigan, i due candidati sono dati alla pari. Apparentemente si tratta di un sondaggio non positivo per i repubblicani, che con questa mappa consegnerebbero la Casa Bianca all’Asinello. Tuttavia rispetto alle precedenti rilevazioni dello stesso committente - Nyt, appunto - Trump in poche settimane avrebbe colmato il divario sia in Pennsylvania che Michigan, dove era indietro di quattro punti percentuali. E poiché in Georgia e North Carolina, dando per buoni i numeri del quotidiano newyorchese, lo scarto sarebbe minimo e compreso entro il margine di errore, ecco che anche questi numeri non sono poi così malaccio per l’ex presidente.

 

I sondaggi stanno agitando questi ultimi giorni di campagna elettorale. Nella notte - ora italiana - tra sabato e domenica, ad esempio, ha fatto discutere, e infuriare (il team Trump), una rilevazione del Des Moines Register sull’Iowa. Non per il peso in sé - l’Iowa pesa sei voti elettorali- quanto perché lo Stato rurale del Midwest è da sempre un feudo repubblicano e il fatto che, a sorpresa, nel sondaggio per la prima volta fosse data in testa Harris (e per tre punti percentuali) è stato letto come una spia di quanto potrebbe accadere nel resto della rust belt, la vicina “cintura della ruggine” dei “grandi laghi”.

Una rilevazione contestata dalla campagna di Trump per due motivi. Il primo: poche ore prima un altro istituto, Emerson college polling, aveva certificato nello Stato un vantaggio di Trump di dieci punti. La seconda: sul campione intervistato non sarebbero state fornite sufficienti informazioni in relazione alla sua distribuzione.


Che in queste ultime ore di campagna i sondaggi stiano giocando - più o meno consapevolmente - un ruolo lo conferma Nate Cohn, storico analista del New York Times, secondo cui nella fase finale della corsa si sta verificando lo stesso fenomeno del 2020. Ovvero la ritrosìa degli uomini bianchi, elettori dei repubblicani, a rispondere alle indagini di mercato politiche. Dai democratici dello stesso segmento elettorale sono arrivate il 16% di risposte in più. Una disparità di campionatura che sottintende, mette sull’avviso Cohn, una nuova sottovalutazione di Trump nelle rilevazioni, così come accaduto nel 2016 (Hillary Clinton battuta) e nel 2020 (vittoria di Joe Biden di un soffio).

 

I principali modelli previsionali non registrano, intanto, movimenti significativi. Secondo realclearpolitics.com, Trump pur subendo una lieve contrazione a livello nazionale (il vantaggio su Harris ora è dello 0,2%) mantiene un punto di vantaggio tra gli elettori dei sette swing States (Harris nella media dei sondaggi è avanti solo in Michigan e Wisconsin). Al contrario per FiveThirtyEight è Harris che adesso è costretta a subire la rimonta a livello nazionale (il suo vantaggio è di un punto percentuale dopo aver toccato i due punti e mezzo all’inizio di ottobre). Quanto alla mappa statale, Trump è in vantaggio in North Carolina, Georgia, Nevada e Arizona e in parità in Pennsylvania.

Dai blog