Federico Rampini, la rivelazione: "Confesso il mio peccato, chi ho votato negli Usa"
"Il mio dovere di elettore Usa l’ho già compiuto, per corrispondenza, così sarò libero nella giornata 'infuocata' di martedì. Ho votato Kamala Harris. La considero la peggiore candidata che io abbia mai votato, dopo aver messo la mia scheda nell’urna con i nomi di Barack Obama nel 2012, Hillary Clinton nel 2016, Joe Biden nel 2020". Con queste parole, l'editorialista del Corriere della Sera Federico Rampini ha annunciato - a malincuore - di aver votato per Kamala Harris.
Ma, come spiega lo stesso corrispondente dagli Usa, il suo voto alla Harris non deve impedirgli di essere critico contro il Partito democratico americano. "Respingo l'idea che l’altra metà della nazione accetterebbe una dittatura - ha sottolineato il giornalista -. Come in tante democrazie, le battaglie politiche sono spesso 'cinquanta sfumature di grigio' anziché una lotta tra le forze del Bene e le forze del Male. In questo caso le sfumature sono di un grigio sporcato nel fango: è stata una campagna elettorale orribile - ha aggiunto -, nessuna volgarità e bugia ci è stata risparmiata. Da ambo le parti".
Rampini ha poi raccontato che molti suoi amici hanno preso la brutta abitudine di definire gli elettori di Trump "spazzatura". Espressione utilizzata dallo stesso Joe Biden. "Troppi miei amici newyorchesi e californiani si rifugiano nella risposta più comoda, arrogante e offensiva - ha confessato l'editorialista -. Descrivono quella metà del Paese come una massa di bifolchi ignoranti, che non sanno quel che fanno. O peggio, razzisti e fascisti. Biden ha riassunto: gli elettori di Trump sono 'spazzatura'. L’unico razzismo sdoganato nell’élite progressista è contro di loro. Ignora che il popolo repubblicano è più o meno lo stesso che votò per i moderati Bush, McCain, Romney; con l’aggiunta - ha concluso - di quote crescenti di black, latinos, giovani". Poi il colpo di scena finale: Confesso il mio peccato: al voto per mandare Harris alla Casa Bianca, ne ho affiancato uno a favore dell’opposizione, al Congresso. Per la prima volta da quando sono cittadino mi sono rassegnato a quello che si chiama split vote (voto divergente), in favore del divided government (potere condiviso)".
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