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Kamala Harris, l'attacco della Cnn a due giorni dal voto

Carlo Nicolato
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Da uno Stato indeciso all’altro per cercare di convincere gli ultimi irriducibili dell’ultima ora. È così che i due candidati tenteranno di strappare la vittoria all’avversario, ben sapendo che la partita si gioca oramai sul singolo voto, ma anche sull’eventuale sparata o sull’improvvisa malaugurata gaffe. Ieri, sabato (la scorsa notte per noi), l’ex presidente Donald Trump ha tenuto i suoi comizi a Gastonia in North Carolina, poi a Salem in Virginia e quindi di ritorno in North Carolina a Greensboro. La scelta della Virginia insieme a quella del New Mexico dove il tycoon si è recato giovedì scorso, entrambi Stati dove per lui una vittoria pare improbabile, viene vista come un’opportunità per raccogliere voti per il conteggio popolare.

I due Stati erano praticamente territori inesplorati per Trump dove prima di ieri non aveva quasi mai tenuto comizi. Questo gli ha permesso di attirare grandi folle, a beneficio dei video trasmessi in tv e in rete, in un momento in cui la gente sta già andando a votare in massa. Secondo infatti l’Election Lab dell’Università della Florida, ieri mattina (nel pomeriggio per noi), più di 70 milioni di americani avevano già votato in anticipo, 37 milioni in persona e 33 milioni per posta. Un record se si considera che nel 2020 avevano votato in totale 155 milioni di persone, pari al 66% del totale. Oggi, domenica, il tycoon parlerà in mattinata in Pennsylvania, a Lititz, poi nel primo pomeriggio tornerà in North Carolina, dove è in programma un comizio a Kinston, e quindi in serata in Georgia, a Macon. 

 

Per l’ultimo giorno di campagna il tour de force si farà ancora più intenso: Trump tornerà in North Carolina, a Raleigh, poi due tappe in Pennsylvania nel pomeriggio, a Reading e Pittsburgh, quindi il gran finale nel Michigan a Grand Rapids, dove il suo ultimo discorso è previsto per le 10.30 di sera. Kamala Harris farà tappa in Georgia, Michigan e North Carolina prima di concludere la sua campagna lunedì con una serie di comizi in Pennsylvania, tra cui uno ad Allentown, dove più della metà della popolazione è latina, principalmente portoricana. Poco tuttavia ci si aspetta da Kamala che durante la campagna non ha mai dato l’impressione di particolare brillantezza odi poter fare la differenza con trovate geniali, mentre tutti i riflettori dei media americani sono puntati su Trump in attesa di un coup de théâtre o di un capitombolo finale. Ma con qualche sorprendente eccezione.

La Cnn, che non sta certo dalla parte del tycoon, ha fatto notare ad esempio che i messaggi elettorali di Kamala sulla guerra in Medio Oriente cambiano sostanzialmente in base ai luoghi in cui vengono trasmessi. In Michigan, Stato con un’alta percentuale di musulmani, la Harris ha detto che «quello che sta succedendo a Gaza in questo momento è devastante e non possiamo rimanere inerti di fronte alla sofferenza» e che lei di conseguenza «non rimarrà in silenzio». In Pennsylvania invece ha detto: «Lasciate che sia chiara, appoggerò sempre Israele nel suo diritto di difendersi e sempre garantirò che Israele si difenda perché la gente di Israele non debba più affrontare l’orrore che l’organizzazione terroristica chiamata Hamas ha provocato il 7 ottobre».

Questa doppia faccia della candidata Dem rischia di alienarle del tutto il voto musulmano già traballante. Quanto a Trump, oltre al siparietto sconcio del microfono troppo basso durante il comizio di venerdì di Milwaukee, da una delle testate che più lo detestano, The Atlantic, è venuto fuori come dopo il dibattito di giugno abbia detto ai suoi collaboratori che il presidente è un ritardato che avrebbe iniziato a chiamarlo “retarded Joe”. I suoi collaboratori l’avrebbero poi convinto a non farlo, ma il portavoce della campagna del tycoon Steven Cheung ha fatto sapere che la rivelazione «è sostanzialmente falsa».

 

Vale tutto insomma. Anche gli appelli dell’ultima ora come quello del New York Times, il giornale che più si è esposto per la sostituzione di Biden, che ha invitato gli elettori a votare «per mettere fine all’era Trump», in quanto «non è adatto a guidare» il Paese e «rimane una minaccia per la democrazia». «Se rieletto» dice il NYT con toni catastrofisti «userà il potere del governo per perseguire i suoi avversari, porterà avanti una politica crudele di deportazioni di massa, creerà scompiglio per i poveri, il ceto medio e i datori di lavoro». Non solo ma «un altro mandato di Trump danneggerà il clima, distruggerà alleanze e rafforzerà gli autocrati». Un flagello insomma. Più pacato l’appello che la candidata democratica rilascerà oggi con uno spot che verrà trasmesso durante le partite della NFL. Kamala elencherà le sue promesse dicendo che si «alzerà ogni giorno per combattere per il popolo americano». «Vi meritate di meglio» dirà infine ripetendo il suo slogan preferito.

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