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Report, il metodo applicato a Israele: "Laboratorio delle nuove destre", l'ultimo servizio

Matteo Legnani
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Nella giornata che ha visto la nomina ufficiale di Naim Qassem a nuovo “segretario generale” di Hezbollah, ossia successore di Hassan Nasrallah alla testa del gruppo terroristico basato in Libano, un attacco missilistico ha colpito il quartier generale dell’Unifil di Naqoura, vicino al confine con Israele, ferendo otto soldati austriaci facenti parte dell’Unifil, la Forza di mantenimento della pace delle Nazioni Unite in Libano.

I razzi hanno colpito e incendiato l’officina dei veicoli della base, incendiandola, e le schegge avrebbero ferito i soldati del contingente di pace. Il governo austriaco non ha voluto dichiarare ufficialmente la paternità dell’attacco, sul quale è stata aperta un’indagine. Ma la provenienza dei missili, lanciati da una zona situata pochi chilometri a nord della base, è tra quelle sotto il controllo di Hezbollah o di gruppi affiliati.

 

 

 

 

NEL MIRINO

In una dichiarazione ufficiale, il gruppo terroristico ha affermato che la nomina del successore di Nasrallah è caduta su Qassem proprio per la sua «adesione ai principi e agli obiettivi di Hezbollah». E se i vertici di Hamas, in una nota, hanno augurato «buona fortuna» a Qassem «nella lotta comune contro il nemico israeliano», gli israeliani hanno reagito senza giri di parole all’attacco operato contro Unifil: il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha infatti detto che il neo-eletto Qassem non ricoprirà il suo nuovo ruolo per molto tempo.

Le Forze di difesa israeliano (IDF) sono riuscite fin qui nell’intento di scovare ed eliminare i leader e i comandanti delle due organizzazioni terroristiche palestinesi, senza che ciò abbia portato a una svolta nelle operazioni militari o a passi in avanti nei colloqui per un cessate il fuoco e perla liberazione di alcuni degli ostaggi che da ormai quasi due anni sono stati rapiti da Hamas.

Dopo l’ultimo round di Doha (svoltosi nei giorni successivi all’uccisione del leader di Hamas Yahya Sinwar), le prossime trattative sugli ostaggi e sul cessate il fuoco si terranno questa settimana al Cairo. Lo ha annunciato un funzionario israeliano non meglio identificato al quotidiano Times of Israel. Sempre secondo la stessa fonte, la delegazione israeliana sarà probabilmente guidata dal capo del Mossad, David Barnea.

 

 

 

«Israele è alla ricerca di garanzie diplomatiche durature per porre fine ai combattimenti contro Hezbollah», ha spiegato ancora il funzionario, annunciando che l'inviato speciale degli Stati Uniti Amos Hochstein sarà in Israele la prossima settimana per continuare a premere per una fine negoziata dei combattimenti in Libano. Fonti palestinesi, invece, hanno riferito alla CNN che ad avere l'ultima parola per parte di Hamas nel percorso di negoziazione, sarà il fratello di Sinwar, Mohammed (un ‘falco’ da molti indicato come l'effettivo successore del leader ucciso un paio di settimane fa nella striscia di Gaza).

Del conflitto tra Israele e palestinesi si occuperà, domenica, la nuova puntata di Report in onda su Raitre. Lo ha annunciato con un post su X la stessa trasmissione, che tuttavia intende trattare l’argomento da una prospettiva che solleverà inevitabilmente polemiche parlando di «Israele come laboratorio politico della destra internazionale» e di Gaza come «laboratorio per testare le armi».

Un tema, quello delle destre che guardano a Israele come al loro “nuovo faro” dopo essere state per decenni antisemite (o accusate di esserlo), che è molto caro a una parte delle sinistre radicali, compresa quella italiana. Ma che è legittimo chiedersi come e perché debba trovare spazio in una tv pubblica che dovrebbe fare informazione, più che speculazione. È legittimo, tra l’altro, chiedersi di che “laboratorio” si stia parlando, visto che tanto la politica quanto la società israeliane sono da quasi due anni profondamente lacerate dal conflitto in corso, dalle sue modalità e dai suoi obiettivi.

 

 

 

FUORIPISTA

Ma tant’è. Agli autori di Report evidentemente piace la polemica, meglio ancora se di mezzo c’è magari Israele. Fu Report, lo scorso maggio, a tirare fuori una fantomatica “pista israeliana” in merito alla strage di Ustica del 1980. Ieri, programma e conduttore sono stati fatti a pezzi dal critico tv Aldo Grasso (che, certo, di destra non è) per la puntata di domenica 27 che, a dir loro, avrebbe dovuto portare nientemeno che alle dimissioni del neoministro della Cultura Alessandro Giuli: «La tanto strombazzata inchiesta di Report ci conferma che il ministro Gennaro Sangiuliano era un pasticcione inadeguato al ruolo, che Alessandro Giuli, oltre a un passato giovanile in formazioni di estrema destra (fa rabbrividire ma si sapeva) ha una passione per la cultura esoterica (è una colpa?), e che ci sono scontri all’interno di Fratelli d’Italia. Però – ha concluso Grasso - questo giornalismo sigfridico ricorda molto metodi basati sul “dileggio all’olio di ricino”» 

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