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Hulk Hogan e il figlio di Trump, le due stelle al comizio di New York: Kamala Harris annichilita

Carlo Nicolato
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«Insulti, razzismo, volgarità» e chi più ne ha ne metta. La kermesse di Donald Trump al Madison Square Garden è stata accusata di tutte le possibili nefandezze di cui un candidato alla corsa presidenziale più importante del mondo potrebbe macchiarsi. Ma va subito precisata una cosa, tale presunta grettezza non è affatto venuta da lui, ma da qualche ospite. La seconda cosa è che le accuse sono perlopiù pretestuose, per non dire tirate per il collo. Prendiamo il caso di Portorico. Il comico Tony Hinchcliff, uno degli invitati che hanno parlato prima del tycoon, ha definito l’ex protettorato Usa (in cui comunque si vota), «un’isola di spazzatura galleggiante», riferendosi a un problema atavico del luogo ben noto in America. Hinchcliff è un comico, ricordiamolo, che in questo caso basava il suo intervento su stereotipi e doppi sensi.

Ha anche detto che i latinoamericani «adorano fare bambini», che i palestinesi lanciano pietre e gli ebrei sono avari, affermazioni che sono state immediatamente estrapolate dal contesto farsesco dell’intervento e trasformate in slogan politici. Vista la bufera che ne è scaturita, la campagna di Trump è dovuta comunque intervenire mettendo in chiaro che le cose dette da Hinchcliff non rappresentano il pensiero dell’ex presidente. Tra gli interventi controversi va certamente ricordato anche quello del Hulk Hogan, accusato a sua volta di aver insultato la Harris.

 

 

«Quando sento parlare Kamala», ha detto l’icona del wrestling ormai 70enne, ma particolarmente in forma, «sembra un copione di Hollywood con un’attrice davvero, davvero pessima». «Kamala è responsabile della crisi ai confini, Kamala è anche responsabile dell’inflazione. Si comporta come se fosse la vittima», ha aggiunto poi dando un'immagine fotografica perfetta della candidata democratica: «E poi all'improvviso, lei si gira, si dimena, gira su se stessa e si comporta come se dovesse diventare un’eroina. Ma sappiamo tutti che Trump è l'unico uomo che può sistemare questo Paese oggi, e con Trump come nostro comandante in capo, la pace attraverso la forza risolverà tutti i nostri problemi in Medio Oriente» ha chiosato Hogan che al suo debutto politico al palazzo dello sport di Manhattan, che lui conosce molto bene, ha sottolineato di non vedere «nessun fottuto nazista qui», ma solo americani che lavorano duro.

Il riferimento è alle recenti accuse rivolte a Trump, anche dalla stessa Kamala, secondo cui il tycoon sarebbe un pericoloso fascista. Hillary Clinton, e non solo lei, si è spinta oltre paragonando i suoi comizi ai raduni nazisti, in particolare proprio quello del Madison Square Garden dove nel 1939 si tenne un raduno di sostenitori di Hitler. Una violenza verbale gratuita che a quanto pare in questo caso, secondo commentatori e testate di sinistra, è più che giustificata. «Gravissime» invece sono state giudicate le sparate dell’amico di infanzia del tycoon David Rem che ha definito Harris «l’Anticristo» e «il diavolo», ohibò, nonché quella dell'imprenditore Grant Cardone ha detto alla folla che Kamala «e i suoi protettori distruggeranno il nostro Paese».

Per non parlare degli “insolenti” epiteti dell’ex conduttore di Fox News Tucker Carlson che scherzando sull’origine mista della candidata democratica definita “samoana-malese” ha poi sottolineato che «nessun sistema equo eleverebbe qualcuno come lei a una nomination presidenziale» in quanto «non è mai stata accusata di aver fatto qualcosa di utile» ed è «e una candidata senza aver ricevuto un solo voto» (cosa oggettivamente vera). Presente anche l’uomo più ricco del mondo, o quasi, Elon Musk, che dopo aver invitato i presenti ad andare a votare in quanto «questa è una battaglia», ha presentato Melania Trump, la quale a sua volta ha presentato il marito Donald.

Il tycoon che ha lasciato fare gran parte del lavoro sporco a chi lo ha preceduto si è concentrato su “pacifiche” promesse elettorali, come quella di un credito d’imposta per chi presta assistenza ai familiari, ma non ha mancato di attaccare l’avversaria usando la stessa moneta che Kamala ha utilizzato contro di lui negli ultimi giorni. «Ha distrutto il Paese. I nostri nemici ridono di lei, vogliono che vinca» ha detto Trump riferendosi ai nemici esterni, tra i quali Putin, che in una dichiarazione pubblica aveva detto di preferire la vittoria della democratica. «La vicepresidente ha importato criminali dalle prigioni di tutto il mondo, dal Venezuela al Congo».

Ma con me l’invasione finirà: «Fra otto giorni sarà la liberazione». Trump ha quindi sottolineato che Kamala ha un «basso quoziente intellettivo» e con la sua «incompetenza ci porterà alla terza guerra mondiale». Dal palco newyorkese e poi al programma radio di Joe Rogan, Donald ha detto che Barron è un mago di internet e gli fa da consulente peri podcast; soprattutto, da quando il diciottenne figlio di Melania è sbarcato su TikTok, la popolarità dei repubblicani è schizzata fra gli elettori più giovani sopra al 30%, cosa mai successa prima.

 

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