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Peter Sloterdijk, l'omicidio di Dio ci condanna alla mediocrità

Pietrangelo Buttafuoco
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Tre sono le umiliazioni inferte all’uomo, non ne siamo stati salvati e sono tre distinte ferite narcisistiche: quella di Copernico che «fece ruzzolare la terra dal centro dell’universo», quella di Darwin che fece discendere l’uomo dalla scimmia e non da uno stampo divino e, infine, quella dello stesso Sigmund Freud – oltretutto autore di questa “Teoria del Tre” – che inchiodando l’uomo al proprio inconscio ne fa un Arlecchino a servizio di due bislacchi padroni, l’Es e il Super-io. A partire da questa teoria, datata 1917, elaborata da Freud nel suo saggio Una difficoltà della psicoanalisi, il filosofo Peter Sloterdijk scandaglia ferite narcisistiche a noi contemporanee da cui non siamo riusciti a salvarci. E ce ne sono altre come quella inferta dal computer che «umilia l’uomo scimmiottandolo» oppure quelle profetiche – la ferita ecologica e quella neurobiologica – che «promettono di gettare l’uomo definitivamente fuori dalla sua casa» per arrivare a una conclusione inquietante: «Le qualità attribuite all’anima, appartengono in realtà all’oggetto, alla cosa, il futuro è pensabile solo come crescita dell’artificiale». Un’inquietudine, questa, in ovvio confronto con la gigantesca questione posta da Martin Heidegger – “Ormai solo un dio può salvarci” – su cui Sloterdijk incide il proprio contrappunto: Non siamo ancora stati salvati. (...)

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