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Russia, Cina e Iran attaccano l'Occidente: il deterrente militare è La risposta prioritaria

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Fabrizio Cicchitto
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Caro direttore, può piacere o non piacere, anzi non piace affatto ma, per ragioni che in questa occasione sarebbe troppo lungo elencare proprio dopo il 1989-1991, è decollato un attacco a tre punte contro l’Occidente: le punte sono la Cina, la Russia, l’Iran. Finora la Cina ha condotto la sua offensiva sul terreno dell’imperialismo economico, ma non è che sul piano militare è stata con le mani in mano: ha raso al suolo i buddisti del Tibet, sta perseguitando i musulmani uiguri, ha normalizzato Hong Kong, tiene alta la pressione su Taiwan. Non esiste alcun dubbio che Putin dal febbraio 2022 ha scatenato un’aggressione contro l’Ucraina puntando a conquistarla con un blitz. Zelensky ha organizzato la resistenza in nome degli Ucraini ma anche per l’Occidente: se Putin avesse sfondato in Ucraina la tappa successiva sarebbero stati i Paesi Baltici. Quanto ad Israele, fino al 7 Ottobre Israele non aveva sparato un colpo né su Gaza né sul Libano. Dopo il 7 Ottobre non solo Netanyahu ma qualunque governo israeliano doveva rispondere sul piano militare per ricostruire la forza della deterrenza: altrimenti Israele verrebbe sottoposta a permanenti attacchi militari e terroristici che alla lunga ne fiaccherebbero la tenuta. Qui veniamo a un nodo decisivo. Hamas nella guerra che ha provocato si sta servendo dei palestinesi come scudi umani. Questa è la ragione dell’enorme quantità di vittime.

Dall’altra parte Israele non può accettare di essere sottoposta da due lati, da Gaza e dal Libano, a un permanente attacco di natura militare e terroristica. E qualcuno ci deve spiegare come sarà possibile realizzare due popoli due Stati se Hamas non viene messo in condizione di non nuocere. A complicare ulteriormente le cose è sorta adesso la questione Unifil. È giusta la protesta per il grave errore commesso da Israele con attacchi a Unifil però c’è anche il rovescio della medaglia e cioè che la missione Unifil è completamente fallita nel senso che essa avrebbe dovuto rilanciare l’esercito libanese e impedire il riarmo degli Hezbollah ad opera dell’Iran. È accaduto esattamente il contrario. Per questo, caro direttore, sono fra quelli che ritengono che non ha senso la permanenza di reparti italiani in Unifil dove corrono degli inutili rischi. Detto tutto ciò, non possiamo fare a meno di esprimere forti dissensi sulle posizioni assunte dal governo di centrodestra, e ancor più nei confronti del centrosinistra. Giorgia Meloni è partita benissimo anche quando stava all’opposizione sul terreno della politica estera e della solidarietà all’Ucraina e ad Israele, oggi però il suo punto di arrivo suscita in noi crescenti perplessità. Sull’Ucraina il governo italiano è fra quelli, fortunatamente minoritari in Europa, che sostengono la tesi che l’Ucraina può usare le armi, inviate dall’Unione europea solo sul suo territorio: è una posizione insostenibile visto ciò che sta facendo la Russia. Per di più nel dibattito in Parlamento di ieri è emerso, a fronte di una richiesta della opposizione, che l’Italia subito dopo il 7 Ottobre ha bloccato l’invio di armi ad Israele, cioè le ha fermate proprio quando Israele è stato costretto ad un salto di qualità sul terreno militare in seguito alla strage avvenuta.

 

 

Di fronte a queste posizioni del governo, un ingenuo poteva pensare che la Schlein e il Pd avrebbero colto l’occasione per attaccarlo in seguito a queste ambiguità. Non è avvenuto nulla di tutto questo perché, se Dio vuole, nella opposizione esistono linee molto più negative di quelle del governo. Infatti il M5S è filo putinista e anti israeliano. Verdi e sinistra non sono putinisti ma anti americani e anti israeliani. Per parte sua almeno metà del Pd compresa la Schlein è neutralista, pacifista a senso unico e anti israeliana. Sì, pacifista a senso unico perché, caro direttore, siamo profondamente convinti che l’unico mezzo per costringere ad intese di pace chi come la Russia e l’Iran ha come sua scelta strategica e non occasionale la via dell’attacco militare accompagnato anche dall’uso del terrorismo, è quello di rispondere sul terreno militare in modo da fermare e rendere controproducente la loro aggressività. Tutto ciò può non piacere ma purtroppo siamo di fronte ad un attacco all’Occidente che passa per la via del terrorismo e delle armi che richiede una risposta pregiudiziale su questo terreno altrimenti si va verso la ritirata e la resa.

 

*Presidente ReL Riformismo e Libertà

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