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Taiwan, via alla strategia dell'anaconda: l'allarme e la mossa di Pechino

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Roberto Tortora
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Mentre l’Occidente è impelagato tra elezioni americane, guerra in Ucraina e conflitto tra Israele e Palestina, ad Oriente Xi Jinping sfrutta la crisi economica con la vicina Taiwan, isola ribelle e democratica che non vuole piegarsi al grande capo. Secondo l’analisi di Federico Rampini sul Corriere, la Cina starebbe attuando la “strategia dell’anaconda”, termine coniato dall’ammiraglio capo della flotta militare taiwanese, Tang Hua, in un’intervista all’Economist, settimanale di settore. Così come l’anaconda è un serpente che stritola e soffoca le sue prede, avvinghiandole in una presa da cui è impossibile fuggire e uccidendole con la forza muscolare per divorarle, anche la Cina starebbe mettendo in atto una serie di operazioni militari in escalation sempre più grave per stringere l’isola nella propria morsa. Due gli effetti possibili: o un’invasione dell’isola per attaccarla o una resa senza bisogno di combattere. 

 

L’autonomia di Taiwan è pericolosa per Pechino, sull’isola vengono prodotti tuttora il 60% dei microchip essenziali in ogni settore dell’economia globale. È questo il momento giusto per stringere ancora di più, perché l’Europa è lontana e gli Stati Uniti, impegnati nelle elezioni, hanno sacrificato parte dell’arsenale militare per gli aiuti in Ucraina e Israele. Il governo di Taipei, intanto, informa poco e male i propri cittadini sulla crescente pressione militare cinese, per non cadere nella trappola cinese di veder depressa l’economia di una piccola popolazione.

 

 

Secondo l’ammiraglio Tang Hua, da gennaio ad agosto di quest’anno le incursioni aeree cinesi sui cieli di Taiwan sono più che quintuplicate, da 36 a 193 invasioni mensili. Il numero di navi militari cinesi che circondano l’isola è raddoppiato, da 142 a gennaio a 282 nel mese di agosto. Le navi cinesi si sono avvicinate fino a 24 miglia nautiche dalle spiagge taiwanesi. Prese d’assalto anche le coste orientali dell’isola, oltre al versante meridionale e occidentale. Un accerchiamento concreto. Sempre secondo Tang all’Economist: “Noi stiamo esercitando moderazione, per non provocare un’escalation”. America, Giappone e Australia, gli alleati insomma, in questo momento sono lontani. Mentre la Cina è sempre più vicina. E fa paura.

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