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Falkland, clamoroso: possono tornare all'Argentina

Matteo Legnani
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L’impero britannico non esiste di fatto più dal secondo dopoguerra del Novecento. Eppure facendo girare il mappamondo, nell'Oceano Indiano e Atlantico ancora si scorgono arcipelaghi e isolette dal nome esotico con la scritta “Ing” tra parentesi. Ebbene, da qualche giorno uno di quegli “Ing” non c'è più, dopo che il primo ministro britannico, il laburista Keir Starmer, ha ceduto l’arcipelago di Los Chagos a Mauritius.

L'accordo prevede che la base aerea situata sull'isola di Diego Garcia (quella usata dai bombardieri per colpire l’Iraq nelle due guerre del Golfo) resti in mano a Stati Uniti e Gran Bretagna. Ma dai conservatori la mossa è stata condannata per la relativa vicinanza esistente tra Chagos e la Cina, che è solita mettere le mani a suon di yuan su Paesi (proprio come le Mauritius, che di Pechino sono alleate) la cui economia di fatto vive sui prestiti forniti da Pechino in cambio di risorse naturali e o infrastrutture.

Con la bizzarra ipotesi che, un giorno, a Chagos una base inglese/americana finisca per trovarsi a poche miglia di distanza da una base cinese. Ieri i Tories, con Boris Johnson in testa, si sono detti «furiosi per le risposte date dal primo ministro» e «sinceramente ansiosi per il futuro delle Falklands e di Gibilterra». Questo anche perché giovedì, il ministro degli Esteri argentino, Diana Mondino, ha colto la palla al balzo per sollecitare il governo di Londra, dopo aver dato via Chagos, a consegnare le Falklands, a circa 500 chilometri dalle coste della Patagonia. L’arcipelago è conteso da decenni e nel 1982 fu teatro di un vero e proprio conflitto armato tra Argentina e Gran Bretagna che durò quattro mesi (tra aprile e giugno) e provocò 900 morti (255 britannici) e oltre 1.800 feriti (777 britannici).

La vittoria militare ottenuta dalla primo ministro Margaret Thatcher e dal suo governo conservatore è considerata l’evento che cambiò radicalmente la storia della Gran Bretagna nella seconda metà del Novecento, restituendole sullo scenario mondiale la leadership perduta negli anni Quaranta e Cinquanta proprio con la fine dell'impero britannico e sul fronte politico-sociale interno ponendo fine a quel periodo di caos e incertezza, scandito da continui disordini e scioperi, che coincise coi governi laburisti guidati da Harold Wilson e James Callaghan.
Giovedì il governatore delle Falklands, Alison Blake, si è affrettato a spiegare che l’impegno del Regno Unito nei confronti dei territori britannici d’oltremare non è affatto diminuito, aggiungendo di voler «rassicurare tutti sul fatto che i contesti legali e storici dell'arcipelago di Chagos e delle Isole Falklands sono molto differenti».

di ieri, i siti Ma nella gi web di alcuni giornali inglesi no aperto pro sul fatto che Il primo ministr Starmer ha risposto in modo alqu evasivo a quanti gli chiedevan se la mossa sulle Chagos sarebbe stata il preludio a un diverso atteggiamento del Paese verso i suoi territori lontani dalla madre patria. «La sola cosa importante di tutta questa vicenda (dell'Arcipelago Chagos, ndr) era assicurarsi la presenza di una base strategica e militare di cruciale importanza per noi e per gli Stati Uniti», ha detto Starmer, come se Mauritius sia mai stato o possa essere in futuro una minaccia per la permanenza di quella base nell’Oceano indiano. «In questo modo - ha proseguito il premier e leader laburista - ora ci siamo assicurati la permanenza di quella base nell’arcipelago ed è per questo che ieri da Washington (cioè dall’amico Biden, ndr) sono arrivate le parole di gratitudine che avete sentito». Al momento, sulle isole Falklands vivono circa 3.700 cittadini britannici. Il daggio tenutosi più di recente sullo status delle iso- nel 2023, a volontà del nere con 99.8% dei residenti di rimanere con Londra. 

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