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Medioriente, la rivincita degli eserciti sulle milizie partigiane nei conflitti di oggi

Mirko Molteni
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Per decenni, casi storici particolari, come le guerre in Vietnam e in Afghanistan, avevano creato l’idea che la guerriglia potesse battere grandi potenze militari applicando principi di guerra asimmetrica. Rafforzò l’idea, nel 1999, il libro Guerra senza limiti degli ufficiali cinesi Qiao Liang e Wang Xiansui, che lodava la guerra asimmetrica, intendendo forme varie e ibride di conflitto, compresa la guerra commerciale e quella psicologica/mediatica, per rimediare in modo creativo all’inferiorità convenzionale della Cina di allora.

Oggi, invece, Pechino può investire massicciamente in armi convenzionali, come sottomarini e portaerei, per rivaleggiare con Washington. I conflitti degli ultimi anni sembrano una rivincita della guerra convenzionale, in tutte le sue forme, dal carro armato, all’aereo, al missile. Soprattutto sono stati i perfezionamenti tecnologici relativi al dominio dell’aria e dello spazio, anche in termini di spettro elettromagnetico, a restituire alle forze convenzionali quella superiorità globale che, a patto di non subire troppi limiti nelle regole d’ingaggio, può permettere loro di sconfiggere forze paramilitari e irregolari.

 

 

Il cielo è più forte della terra. Lo abbiamo visto negli ultimi giorni col diluvio di bombe teleguidate che aerei e droni israeliani hanno rovesciato sul Libano, fino a uccidere il capo di Hezbollah, Nasrallah, pur rintanato nel suo rifugio sotterraneo, grazie a bombe perforanti a guida satellitare. Le costellazioni di satelliti di geoposizionamento consentono d’inviare a ogni singolo ordigno le coordinate della sua posizione, da confrontare con le coordinate del bersaglio per le correzioni di traiettoria. Se gli americani contano sulla rete Gps, i russi vantano la rete Glonass e i cinesi la BeiDou, mentre l’Ue ha realizzato la rete Galileo.

Con kit appositi è stato possibile rendere “intelligenti” migliaia di vecchie bombe che colmavano i magazzini, come le Mk84 americane da 900 kg, applicando un cervello elettronico con data link ai satelliti Gps, che muove le alette di coda della bomba per direzionarla dopo lo sgancio. Kit del genere, come l’americano Jdam o l’israeliano Spice hanno moltiplicato la precisione degli ordigni. Parimenti basata su satelliti Gps è la precisione di proiettili di artiglieria come l’Excalibur americano da 155 mm, con alette estensibili, fornito anche all’Ucraina, o la munizione russa Krasnopol da 152 mm, che una volta sparata da un obice, segue coordinate Glonass, oppure può essere guidata via laser da un drone che illumina dall’alto il bersaglio.

Proprio lo sviluppo dei droni da sorveglianza, che monitorano un campo di battaglia anche per 24 ore con radar, infrarossi e telecamere, nonché di quelli kamikaze, coi loro voli da rapace a caccia di prede, ha pure moltiplicato la forza degli eserciti convenzionali. Se la guerriglia, per molto tempo, ha avuto un vantaggio sugli eserciti regolari nell’effetto sorpresa, specie in territori impervi, come montagne (Afghanistan), foreste (Vietnam) o ambienti urbani (Algeria), e anche nel rapido radunarsi e disperdersi delle proprie forze leggere, per logoranti attacchi mordi e fuggi, oggi l’onnipresenza dell’elettronica, aggiunta all’affollamento dei cieli, a più strati, dalle quote atmosferiche, con aerei pilotati e droni, alle quote spaziali, coi satelliti, ha dato ai militari regolari maggiori capacità di previsione e reazione tempestiva alle minacce degli irregolari.

Lo si è visto già nella guerra civile siriana, quando dal settembre 2015 l’intervento russo con truppe appoggiate dai bombardieri Tupolev, ha segnato la sconfitta dell’Isis e delle altre milizie. Nel complesso, comunque, l’invisibile ragnatela di dati che discende dal cielo può “innervare” ogni arma sul campo, tendendo a ridurre di molto quel margine di incertezza ed elusività che ha sempre donato al guerrigliero l’aura di un fantasma. Se l’insorto diventa meno imprevedibile, riacquista peso il volume di fuoco, che sta decisamente dalla parte delle forze regolari.

Ma, nell’eterna rincorsa fra scudo e lancia, il rovescio della medaglia è la vulnerabilità dei satelliti ad attacchi cyber o fisici, i quali presuppongono però capacità tecnologiche pari a quelle avversarie. Gli irregolari possono quindi avere ancora margine solo se le loro organizzazioni sono in grado di finanziare e dispiegare tecnologie competitive, il che è possibile solo nel caso siano appoggiati da potenze di rango statale, come nel classico esempio dell’Iran e delle sue varie milizie clienti.

 

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