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Antonio Guterres, l'orsacchiotto filorinaniano numero uno dell'Onu

Carlo Nicolato
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“Persona non grata”: ovvero il segretario dell’Onu Antonio Guterres, non potrà mai più entrare in Israele, secondo quanto stabilito ieri dal ministro degli Esteri israeliano Israel Katz. Era il minimo che ci si potesse aspettare dal momento che lo sbadato Guterres si è dimenticato di condannare l’attacco dell’Iran lamentando piuttosto, in una generica dichiarazione rilasciata ai media, l’ampliamento del conflitto in Medio Oriente «escalation after escalation». Una “dimenticanza” imperdonabile, tanto più, fa notare Katz nel suo comunicato ufficiale, che arriva dopo che il segretario generale «non ha ancora denunciato il massacro e le atrocità sessuali commesse dagli assassini di Hamas il 7 ottobre, né ha guidato alcun tentativo di dichiararli un'organizzazione terroristica». Per la verità Guterres sui due punti citati dal ministro aveva fatto anche di peggio.

In una riunione del Consiglio di Sicurezza di fine ottobre dello scorso anno aveva sì condannato le atrocità di Hamas avvenute una ventina di giorni prima, ma aveva aggiunto che «è importante riconoscere» che tali attacchi «non sono avvenuti nel nulla», in quanto «il popolo palestinese è stato sottoposto ad anni di soffocante occupazione». Che è un po’ come giustificare Hitler perché in fondo anche lui aveva i suoi buoni motivi. Le richieste di dimissioni avanzate da Israele ovviamente non furono accolte, ma in compenso qualche mese più tardi Guterres, in un intervento in cui accusava Israele di disinformazione sulla guerra, disse di aver «condannato Hamas 102 volte, 51 delle quali in discorsi formali, le altre sulle piattaforme social». Una conta del tutto superflua dal momento che Hamas, a tutt’oggi, non è considerata dalle Nazioni Unite un’organizzazione terroristica e tutti i tentativi dal 2018 in poi di far sì che venga definita tale sono andati a vuoto.

 


Non a caso il socialista Guterres siede al vertice dell’Onu dal 2017, e prima ancora ha rivestito per 11 anni l’incarico di Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati a capo dell’omonima agenzia meglio nota con l’acronimo Unhcr. Un’esperienza fondamentale, come ha ammesso lui stesso, per arrivare alla segreteria generale, ma anche per lavorare a stretto contatto con l’Unrwa, l’agenzia sorella che si dedica esclusivamente ai palestinesi. Quell’agenzia, tanto per intenderci, nelle cui scuole si indica Israele come forza occupante da combattere, nei cui libri si insegna l’odio per gli ebrei, nelle cui file militano personaggi che hanno partecipato al pogrom del 7 ottobre e perfino capi di Hamas come Fateh Sherif Abu el-Amin, appena eliminato da Israele mentre cercava riparo in Libano.

Nella sua esperienza a capo dell’Unhcr Guterres, che si è fatto una reputazione per il buon lavoro svolto in particolare con i rifugiati siriani, ha avuto spesso a che fare con il governo iraniano, spesso anche con l’allora presidente Mahmoud Ahmadinejad, sostenitore della distruzione di Israele e di «un mondo senza sionismo», dal nome di una conferenza da lui indetta. Guterres non ha nulla a che vedere con queste posizioni: una volta ha detto che negare il diritto all’esistenza dello Stato di Israele è esso stesso antisemitismo.

Ciò tuttavia non gli ha impedito di coltivare una sorta di rispettosa ammirazione per l’Iran degli ayatollah. Oltre alla mancata riprovazione per l’attacco di lunedì andrebbe sottolineato che a fine maggio scorso l’Onu sotto la sua direzione ha tenuto una commemorazione ufficiale per il defunto presidente iraniano Raisi, morto in un incidente in elicottero. Niente di male, se non fosse che Raisi in passato era meglio noto come il «macellaio di Teheran», appellativo che si era guadagnato per l’esecuzione di 5mila persone durante il periodo di Khomeini. E che più recentemente, da presidente, si è reso responsabile della repressione di movimenti di piazza in cui sono morti centinaia di giovani. Una grave macchia per uno che nella sua biografia vanta una rispettabile militanza socialista. Nato nel 1949 è entrato nel partito nel 1974 con la caduta della dittatura, e due anni più tardi era già deputato al Parlamento nazionale. Nel 1995, tre anni dopo essere stato eletto segretario generale del Partito Socialista e vice dell’Internazionale Socialista, fu eletto primo ministro, carica che mantenne fino al 2002. Tre anni dopo era all’Onu.


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