Ci sono guerre giuste da combattere e vincere
Qui a Libero abbiamo ben presente quanto sia facile attestarsi su generiche quanto comode posizioni “per la pace in Medio Oriente”, “per la de-escalation”, “per l’invito alla moderazione di entrambe le parti”, e altre formule – sia consentito – piuttosto vaghe e fumose, anche quando esposte in buona fede. Si scaldano i cuori (altrui) e contemporaneamente si scaricano le coscienze (proprie). Figurarsi: chi mai può essere “per la guerra”?
Ma onestà intellettuale impone di non essere reticenti e di raccontare tutta intera una scomoda verità. La storia ce lo insegna: una serie di guerre non chiuse o chiuse male ha prodotto una scia di successivi conflitti. Quando una ferita resta aperta, può solo diventare purulenta, altro che guarigione.
Non solo. Se nel racconto di un conflitto o di una tensione geopolitica ci si limita all’ultimo pezzetto, all’ultimo scorcio temporale, diventa facile il giochino retorico di appellarsi a entrambe le parti, come se si trattasse di sedare una lite tra adolescenti rissosi. E invece no: occorre raccontarla tutta la storia per coglierne il senso, per non averne una comprensione solo parziale e limitata (...)
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