Austria, trionfa la destra? Parte la demonizzazione dei vincitori
Qualche anno fa, tra il serio e il faceto, provai a mettere nero su bianco una sorta di surreale “protocollo” in cinque punti invariabilmente seguito da quello che potremmo chiamare il Corrispondente Collettivo, l’Inviato Unico, in occasione di qualunque elezione di ogni ordine e grado in un paese estero. Primo punto: interessarsi poco dei problemi reali davvero avvertiti dai cittadini di quella nazione, limitandosi a scambiare opinioni – rigorosamente nella capitale, mai nelle aree periferiche – con i giornalisti locali di orientamento progressista. Secondo punto: proclamare la “sorpresa” la sera delle elezioni, quando ovviamente i risultati si incaricano di smentire gli schemini politicamente corretti. Terzo punto: demonizzare il vincitore, regolarmente descritto come un orrendo fascista. Quarto punto: criminalizzare pure gli elettori, automaticamente trasformati in “onda nera”, in “marea populista”. E infine, quinto punto: cambiare Paese e ricominciare dal punto uno. (...)
"Siamo al lunedì mattina e nessuno dice niente", l'orrore e la vergogna della sinistra