Ora occhio all'Iran: il regime è vicinissimo all'implosione
Nel testacoda intellettuale e morale di troppe cancellerie e di troppe redazioni occidentali (per non dire dei soliti “esperti” e “analisti”, così spesso prigionieri dello status quo e abituati a vedere le cose solo dal punto di vista delle dittature), viene presentata come una cattiva notizia, come un’insidia, come un rischio, quella che invece dovrebbe essere considerata la più promettente speranza scaturita dall’offensiva israeliana di questi giorni: il fatto che il regime teocratico degli ayatollah di Teheran non sia mai stato così vicino alla sua implosione.
“Turbanti in fuga”, dicevamo ieri su Libero: e non era una nostra smargiassata o una provocazione gratuita, ma una fotografia della realtà, con gli stessi uomini della guida suprema Khamenei che si sono affrettati a comunicare - e non è stata certo una prova di forza - che il loro capo era stato trasportato in fretta e furia in un luogo sicuro e segreto. Quel regime, che avvelena l’intera area dal 1979, che ha armato il terrorismo, che ha alimentato gli orrendi sicari di Hamas e Hezbollah (e che ora ne ha constatato la distruzione), è adesso in ginocchio (...)
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