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Iran, Ali Khamenei invoca il Jihad e poi scappa a nascondersi

Carlo Nicolato
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«Il bilancio di Hezbollah, tutto ciò che mangia e beve, le sue armi e i suoi razzi, provengono dalla Repubblica islamica dell’Iran». Tali dichiarazioni non sono state estrapolate da un discorso del premier israliano Netanyahu o da un dossier del Mossad, furono articolate dal capo di Hezbollah stesso, l’ormai defunto Hassan Nasrallah, nel 2016 quando gli Stati Uniti decisero di comminare una nuova serie di sanzioni all’organizzazione terroristica libanese. Secondo Nasrallah le misure, che toccavano banche ed eventuali investimenti commerciali, non avrebbero avuto alcun effetto in quanto Hezbollah dipendeva, e dipende, in tutto e per tutto dall’Iran. Il Partito di Dio libanese infatti non è solo uno dei tanti “proxy” degli ayatollah come lo sono Hamas, gli Houthi e i vari gruppi sciiti iracheni, è molto di più, è il primo rappresentante dell’Iran in Medio Oriente, fondato, istruito e addestrato dalle Guardie Rivoluzionarie a partire dai primi anni ‘80, mantenuto politicamente e militarmente da Teheran con cifre che il Dipartimento del Tesoro ha stimato a circa 700 milioni di dollari l’anno. Nasrallah e prima ancora Abbas Musawi, anche lui ucciso da Israele nel 1992, hanno sempre e solo eseguito gli ordini dell’Iran con margini di libertà politica molto limitati e di azione militare praticamente nulli.

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