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Putin e le armi a lungo raggio: "Così la Nato è in guerra con la Russia"

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Rifornendo di armi a lungo raggio l'Ucraina, i Paesi della Nato sono "in guerra con la Russia". Lo ha detto il presidente Vladimir Putin in un discorso al Forum internazionale delle Culture Unite a San Pietroburgo, alzando nuovamente la tensione con gli alleati di Kiev oltre i livelli di guardia. 

La giornata è stata caratterizzata da un crescendo di "provocazioni". In mattinata si sparge la voce secondo cui, come lasciato intendere dal segretario di Stato Usa Antony Blinken nel suo viaggio a Kiev con David Lammy, la Casa Bianca starebbe finalizzando un piano per revocare alcuni limiti all'uso delle armi donate a Kiev per consentire una migliore protezione dai missili russi. Quanto diffuso da Politico è proprio quello a cui ha fatto riferimento Putin nel tardo pomeriggio.

Il sollevamento dei caveat avverrà nel giro di "giorni", scrive la Bbc, citando "forti indicazioni" in questo senso. Si tratta di estendere la porzione di territorio in Russia che l'Ucraina può colpire con armi fornite dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, vale a dire i missili a lungo raggio franco-britannici con componenti americane Storm Shadow, e prevenire ulteriori attacchi delle forze di Mosca oltre il confine. Solo un numero ristretto di funzionari dell'Amministrazione Biden è coinvolto nei colloqui. I partecipanti lo fanno anonimamente e non sono autorizzati a parlarne. Devono ancora essere definiti i dettagli del piano ma negli ultimi giorni ne stanno parlando insieme non solo funzionari americani ma anche britannici e ucraini.

Nel frattempo, Mosca stringe le viti delle sue alleanze. La Cina si è detta pronta a mantenere "la cooperazione strategica con la Russia, promuovendo la multipolarità del mondo", ha spiegato il ministro degli Esteri cinese Wang Yi incontrando Putin. A sua volta la Russia è decisa a cooperare con l'Iran in vari settori di interventi e il commercio bilaterale è aumentato del 10% nei primi sei mesi del 2024, come sottolineato dal capo del Cremlino al termine di un incontro con il responsabile del Consiglio Supremo di sicurezza iraniano, Ali Akbar Ahmadian.

Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg è quindi intervenuto con un messaggio al quarto summit della Piattaforma della Crimea: "L'Ucraina non è sola mentre combatte per la libertà e il suo futuro. La Nato è con voi. Condanniamo la recente ondata di attacchi aerei contro i civili e le infrastrutture ucraine. Gli alleati della Nato stanno fornendo un supporto militare fondamentale. Con più sistemi di difesa aerea, compresi i Patriots. E con gli F-16 donati dagli alleati. Queste armi sono ora in azione, a difesa dei cieli e delle città ucraine. Il supporto della Nato andrà oltre e più velocemente. Gli alleati continueranno a fornire all'Ucraina le armi, le munizioni e l'equipaggiamento di cui ha bisogno. Il presidente Putin deve capire che non vacilleremo: non può aspettarci. Il futuro dell'Ucraina è nella Nato ed è su un percorso irreversibile verso l'adesione". 

A turbare Mosca, e a dare un senso alla escalation militare prospettata da Putin, c'è il netto calo dei ricavi energetici. Infatti ad agosto le esportazioni di petrolio e prodotti petroliferi russi sono diminuite di 290mila barili al giorno, scendendo intorno a quota 7 milioni, il livello più basso da marzo 2021. Lo comunica l'Agenzia internazionale dell'energia (Iea), aggiungendo che il prezzo medio all'esportazione del petrolio russo è sceso lo scorso mese di 4,92 dollari a 69,82 dollari. I ricavi delle esportazioni sono diminuiti di 1,6 miliardi di dollari rispetto a luglio e sono stati pari a 15,3 miliardi di dollari: in particolare i ricavi della vendita di prodotti petroliferi sono diminuiti di 480 milioni di dollari, scendendo a 5,6 miliardi di dollari, mentre quelli dal petrolio sono scesi di 1,2 miliardi di dollari, a 9,6 miliardi di dollari.

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