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Usa, "effetto-Kamala già svanito": il sondaggio sul New York Times lancia Donald Trump

Tommaso Montesano
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Cade l’ultimo tabù: Kamala Harris adesso arranca anche nel voto popolare. Secondo l’ultimo sondaggio diffuso da New York Times e Siena College poll, il candidato repubblicano è in vantaggio di un punto a livello nazionale. The Donald, tra gli elettori che probabilmente si recheranno a votare martedì 5 novembre, raccoglie il favore del 48% degli americani contro il 47% della vicepresidente uscente. Il vantaggio dell’ex presidente diventa di due punti, invece, se ad essere prese in esame sono le intenzioni di voto dei soli elettori registrati. Alla vigilia del dibattito televisivo tra i due sfidanti – che andrà in scena domani al National Constitution Center di Philadelphia e sarà trasmesso sulla Abc – si tratta di una pessima notizia per Harris.

Perché certifica, tenendo a riferimento i precedenti numeri diffusi da Nyt e Siena College il 25 luglio, che né l’effetto novità della sua discesa in campo al posto di Joe Biden, né la convention democratica di Chicago hanno dato una spinta alla sua candidatura. I distacchi, infatti, sono rimasti invariati. Mala notizia peggiore, per Harris, è questa: il vantaggio di Trump nel voto popolare significa, statistiche e precedenti alla mano, che il frontrunner repubblicano è verosimilmente avanti anche nei sette Stati chiave dove si deciderà la corsa elettorale (i tre del Midwest, i tre del Sud e il North Carolina).

 

 

Emblematici altri numeri diffusi dal sondaggio. Trump ha 11 punti di vantaggio su Harris nel Midwest, area che comprende gli swing States Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, e 17 nel Sud, dove gli Stati decisivi sono Arizona, Nevada e Georgia. A preoccupare i democratici è soprattutto la tendenza: a luglio nel Midwest il vantaggio di Trump era di quattro punti; negli Stati del Sud, invece, il margine era di 13. E dire che l’Asinello puntava proprio sul “rimbalzo” post convention di Chicago per invertire i rapporti di forza: è accaduto l’opposto. E forse si legge proprio alla luce di queste cifre la decisione di Harris, la scorsa settimana, di fare una puntata anche in territori finora considerati “sicuri” come Minnesota, Virginia e New Hampshire.

Quanto ai segmenti elettorali, Trump aumenta il consenso tra i bianchi (dal 55 al 56%) e riduce il distacco tra gli ispanici (ora la situazione è 55-41% per Harris, a luglio era 60-36%) e le donne (dove Kamala guida 53-42%, a luglio era 55-41%). L’ex presidente domina tra i non laureati, tra i quali raccoglie il 56% dei favori rispetto al 39% della sua sfidante (in crescita, mentre Kamala perde un punto tra i laureati). Si tratta di dati che vanno “trasferiti”, nelle simulazioni, nel collegio elettorale di 538 delegati - espressione dei singoli Stati - che formalmente eleggerà il nuovo presidente che la notte del 5 novembre toccherà quota 270.

E le probabilità che sia Trump a vincere, secondo il modello predittivo messo a punto dallo statistico Nate Silver, crescono ogni giorno. Ieri è uscito un nuovo aggiornamento del Silver Bulletin: il candidato repubblicano ha il 63,8% di possibilità di ottenere la maggioranza del collegio contro il 36% di Harris. Vale la pena ricordare che alla vicepresidente democratica al termine della convention di Chicago, il 19 agosto, il modello di Silver assegnava il 53,6% di possibilità di vincere il collegio. Neanche un mese dopo, il tavolo si è ribaltato. «C’è stato uno spostamento del momentum contro Harris», conferma l’analista. «Il sostegno a Kamala è in stallo dopo l’euforia di agosto», mette il sigillo il Nyt.

 

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