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Ucraina e Gaza, Occidente minacciato su due fronti (ma finge di non esserlo)

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Fabrizio Cicchitto
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Caro direttore, mentre in Italia in prima serata domina il caso Sangiuliano-Boccia, in Ucraina l’ultima cannonata proveniente dalla Russia ha provocato 50 morti, e distruzioni a Leopoli, una città finora risparmiata, e a Gaza i terroristi di Hamas hanno ucciso 6 ostaggi in un tunnel.

Non si tratta di episodi occasionali ma di una guerra, una guerra all’Occidente a tre punte: la Russia che attacca l’Ucraina e che ha favorito l’apertura di un secondo fronte a Gaza, l’Iran che ha nel mirino Israele attraverso Hamas, gli Hezbollah, gli Huthi, la Cina che attualmente agisce in chiave imperiale specie in Africa e nei confronti della stessa Europa e che aspetta il momento propizio per conquistare Taiwan. Ciò premesso, però, il problema vero è che sotto questo attacco, l’Occidente o non reagisce o reagisce debolmente o addirittura lavora contro se stesso. Già fu un autogol l’accordo fatto da Trump a Dubai per il ritiro degli americani dall’Afghanistan, poi realizzato in modo disastroso da Biden come primo atto della sua presidenza. Stati imperialisti come la comunista Cina, e come la neo zarista Russia di Putin, hanno interpretato quella ritirata come la riprova che l’Occidente è in rotta, e così smidollato, effemminato e corrotto, che non è più in grado di combattere. La controprova che in Ucraina non c’è nessuna guerra per procura, è stata la prima reazione degli Usa che fu di offrire a Zelensky un aereo per fuggire in Polonia. L’Occidente deve agli Ucraini e a Zelensky e alla loro resistenza spontanea se il blitz progettato da Putin non riuscì. E così si è aperta tutta un’altra partita.

 

Di fronte al fallimento del blitz, Putin sta reagendo in due modi: per un verso ha favorito, d’intesa con l’Iran, l’apertura di un secondo fronte a Gaza - per la prima volta mesi fa i dirigenti di Hamas sono stati ricevuti al Cremlino - e adesso sta bombardando in modo sistematico l’Ucraina con i cannoni e i siti dei droni collocati in Russia. Putin ha due obiettivi: terrorizzare con le uccisioni il massimo numero di Ucraini spingendoli ad espatriare, distruggere gran parte delle infrastrutture in modo che in inverno l’Ucraina sia ridotta al freddo e al buio. E qui su questo nodo cruciale si è manifestata la prima contraddizione dell’Occidente anche da parte italiana: come si può sostenere che l’Ucraina così aggredita con cannoni che sparano dalla Russia non può rispondere colpendo a sua volta le armi che la attaccano collocate nel territorio russo? Se l’Ucraina fosse costretta a combattere in questo modo vorrebbe dire che essa deve misurarsi con un colosso militare usando una mano sola.

Le questioni di fondo riguardanti invece Israele sono state già messe in evidenza su Libero da Fausto Carioti («Israele dà la caccia ai nemici con la forza morale che l’Occidente ha perduto») e da una drammatica lettera su Repubblica scritta da Viktor Fadlun («Noi ebrei boicottati, vittime del silenzio in un orrore senza fine»). Non vogliamo mettere da parte la questione Netanyahu. Netanyahu va condannato per l’errore gravissimo commesso prima del 7 ottobre essendosi fatto ingannare da Hamas che gli ha fatto credere che il suo terrorismo era puramente propagandistico e che entrambi, Israele e Hamas, potevano trovare una intesa utile emarginando l’autorità palestinese.

 

Così Netanyahu ha trascurato tutti gli avvisi che gli sono arrivati sul fatto che Hamas preparava l’attacco e ha spostato gran parte dell’esercito in Cisgiordania per sostenere i coloni che li seguono una via assai avventurosa e pericolosa. L’operazione del 7 Ottobre non è stata un attacco guerrigliero all’esercito israeliano ma una strage di civili innocenti, larga parte dei quali addirittura pacifisti e con buoni rapporti con i palestinesi confinanti: quindi una strage razzista di ebrei accompagnata da stupri esibiti di donne israeliane su cui le femministe occidentali hanno steso un indegno cordone di silenzio. A quel punto, che doveva fare Netanyahu se non una guerra per riconquistare la deterrenza perduta? Allora sia l’Occidente, gli Usa in primo luogo, ma anche una parte degli stessi israeliani non possono cadere nella trappola di Hamas che si serve di una duplice copertura, e i 2 milioni di palestinesi e i 200 israeliani e israeliane rapiti. I 6 rapiti sono stati assassinati dai terroristi e non da Netanyahu. Netanyahu ha tutte le ragioni di questo mondo per voler mantenere una presenza israeliana su un pezzo della Striscia di Gaza - corridoio Philadelphia - per evitare che Hamas, anche se ridimensionata, riparta fornendosi di armi da molteplici direzioni, una volta fatta la tregua. Va presa di petto una questione di fondo: attraverso l’Ucraina e Israele l’Occidente è sotto attacco ma una parte di esso si rifiuta di capirlo e addirittura si fa influenzare dalla propaganda di Putin e da quella dei terroristi.

Un’ultima considerazione: non sappiamo se sia una fake news il manifesto politico che convoca per il 5 ottobre una manifestazione dei giovani palestinesi per celebrare la strage del 7 Ottobre: se la notizia non è un falso ci auguriamo che il governo italiano non consenta un simile orrore. Qui non è affatto in discussione la libertà di opinione, ma parliamo di terrorismo. È come se dopo l’11 settembre la Jihad islamica avesse potuto convocare una manifestazione in Italia o in altro Paese europeo per il successo dell’attentato o se dopo l’assassinio di Moro i Caarc organizzazioni propinque alle Br avessero organizzato una manifestazione a Piazza del Popolo per celebrare la fine del sequestro conclusa con un omicidio.

di Fabrizio Cicchitto
Presidente ReL Riformismo e Libertà

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