Ucraina, il ministro degli Esteri Kuleba si è dimesso: può accadere di tutto
Colpo di scena in Ucraina: il ministro degli Esteri Kuleba ha lasciato il suo incarico presentando le dimissioni. Da qualche giorno girava voce di un massiccio rimpasto nell'esecutivo per volere di Zelensky, ma di fatto le dimissioni del responsabile degli Esteri è una passo pesante in un Paese che è in guerra. Kuleba ha mantenuto le relazioni dioplomatiche sin dall'inizio del conflitto ed è anche apparso più volte in tv in Italia. Secondo Ukrayinska Pravda il suo posto potrebbe essere preso dal primo vice ministro degli Esteri Andrei Sibiga. Fonti citate dal quotidiano dicono che il governo sta preparando altri licenziamenti, ma che il primo ministro Denis Shmygal rimane in carica. Almeno sei politici ucraini, compresi alcuni ministri, avevano rimesso le loro deleghe dopo il licenziamento di un consigliere presidenziale nel più importante rimpasto di governo in due anni e mezzo di guerra. "Come promesso, questa settimana è previsto un importante rimpasto di governo. Più del 50% dei membri del governo saranno sostituiti", ha scritto su Telegram David Arakhamia, leader dei parlamentari del partito di Zelensky.
Il presidente cerca così di rafforzare la fiducia nella sua squadra, in un momento in cui il Paese si trova ad affrontare numerose sfide, tra cui i quotidiani bombardamenti russi. Tra i ministri che ieri hanno presentato le loro dimissioni ci sono quelli chiave delle Industrie strategiche e della Giustizia e quello dell’Ambiente. Un decreto presidenziale ha inoltre annunciato che il vice capo del gabinetto del presidente Zelensky, Rostyslav Shurma, uno dei suoi principali consiglieri, è stato licenziato. Il presidente ha compiuto diversi rimpasti dall’inizio della guerra, licenziando ad esempio il ministro della Difesa a settembre dopo gli scandali di corruzione e sostituendo il capo di stato maggiore dell’esercito dopo le battute d’arresto subite dall’Ucraina sul campo di battaglia. Il suo primo mandato presidenziale, iniziato nel 2019, è scaduto a maggio, ma è rimasto in carica in forza della legge marziale in vigore dall’invasione russa.