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Hvladimir, la misteriosa morte del beluga "spia russa": un caso in Norvegia

Luca Puccini
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È un piccolo mistero, la morte di Hvaldimir. Ma è anche un mini intrigo internazionale, una storia di spionaggio, un rebus che tiene mezza Norvegia col dubbio. Al punto che sì, i biologi marini di Oslo faranno una sorta di autopsia sulla carcassa di quell’esemplare di beluga bianco come la neve che è stato ritrovato, senza vita, al largo della costa sud occidentale di Risavika, direttamente nelle acque del mar del nord. Passo indietro, però, ché qui, gli arcani, iniziano almeno cinque anni fa, nel 2019. A Finmark, ossia nella regione norvegese più vicina all’Artico, ma anche quella confinante con la Russia. Mica è un caso. È lì, esattamente ad Hammerfest, e allora, che Hvaldimir sbuca dall’acqua per la prima volta.

O meglio: è lì, esattamente ad Hammerfest, e allora, che alcuni pescatori norvegesi la vedono, per la prima volta, nuotare vicino alle loro barche. Lo notano subito che ha qualcosa di strambo. Quella balena color alabastro, liscia e immacolata che sembra un batuffolo di cotone lucido, ha addosso un’imbracatura hi-tech. Guardano meglio, controllano: si tratta di una cinghia per go-pro, una di quelle telecamerine indossabili che usano gli sportivi per riprendersi mentre scendono in mountainbike dallo Stelvio o attraversano la Manica con un windsurf.

 

 

Sul cordoncino c’è scritto qualcosa. In cirillico. “Attrezzatura di San Pietroburgo”. Ma che ci fa una balena beluga nelle acque artiche norvegesi con addosso una cintura russa? Domanda legittima che innesca una risposta plausibile: i russi la stavano addestrando per farla diventare una spia, solo che Hvaldimir li ha gabbati ed è scappata dal recinto della marina che la stava formando. Dasvidania, tovarish.

Elementi a supporto della tesi 007: primo, Hvaldimir è abituata al contatto con gli umani, non scappa, non ha paura, reagisce a chi la cerca; due, Mosca non commenta e non rilascia alcuna reazione ufficiali a chi l’accusa (ce l’ha insegnato Ian Fleming, un agente segreto resta segreto fino alla fine, anche se viene scoperto); tre, quel nome bizzarro “Hvaldimir” non è impronunciabile perché è norvegese, è ostico perché è un gioco di parole che mette assieme il termine “hval” (che vuol dire balena) e “Vladimir” (che non c’è bisogno di star qui a sottolineare indica Vladimir Putin).

Dalla Russia con amore, insomma. Fino a ieri. Quando Mm, Marine Mind, che è un’organizzazione e che, in questi anni, ha contribuito a monitorare Hvaldimir ovunque spinnettasse, l’ha trovata che «galleggiava immobile» (parola di Sebastian Strand, il fondatore di Mm). Il giorno prima era in perfetta salute, il giorno dopo non c’è già più. Con, tra l’altro, un elemento aggiuntivo che tanto secondario non sembra: le balene beluga vivono, mediamente, tra i quaranta e i sessant’anni. Hvaldimir ne aveva quattordici, al massimo quindici (è possibile solo stimare la sua età): quindi era relativamente giovane. Che le è successo?

Se lo chiedono, adesso, le autorità norvegesi (anche perché Hvaldimir, nel frattempo, nel Paese scandinavo, è diventata molto popolare: basta vedere una sua foto, chi le resiste?): addosso pare non abbia ferite visibili, la causa del suo decesso è “sconosciuta” epperò «siamo riusciti a recuperare i suoi resti e a metterla in una zona refrigerata, in preparazione di un’autopsia da parte dell’istituto veterinario che possa aiutare a determinare cosa le sia veramente accaduto», dice Fredrik Skarbovik, di professione coordinatore marittimo del porto di Stavanger.

E niente: nelle acque ghiacciate della Norvegia settentrionale le balene beluga sono di casa (raggiungono addirittura i sei metri di dimensione), ma quella, che sconfina nel mare di Barents, è anche una zona bazzicata dai sottomarini (tra i quali quelli russi). Vuoi vedere che...

 

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