Kamala Harris, sondaggi farlocchi per gonfiare la sua corsa alla Casa Bianca
«Alcuni sondaggi sono buoni solo come carta igienica. Nel 2016 qualche esperto dava sicura al 99% la vittoria di Clinton contro Trump». La fonte è al di sopra di ogni sospetto di bavosi istinti filotrumpiani: Alec Ross, “guru” dem che ha guidato la politica tecnologica per le campagne di Obama e della stessa Hillary, in una conversazione con L’Espresso.
Non ci spingeremo al punto di suggerire l’utilizzo alternativo delle rilevazioni demoscopiche per l’igiene personale, anche perché su queste colonne perderebbe subito l’allure di provocazione brillante garantita dall’accoppiata Ross-Espresso, e verrebbe degradata a volgarità da bar sovranista.
Ci permettiamo solo di mettere il dito nella piaga, anzi nel fossato tra la realtà dell’America e il racconto degli americanologi di casa nostra, intenti a darsi ragione tra loro sulle terrazze romane o milanesi. Non esiste la marcia trionfale di Kamala verso le magnifiche sorti e progressive d’Occidente, col Puzzone che annaspa dietro, irrimediabilmente sconfitto dalla “gioia” Woke (copyright Oprah Winfrey, prontamente copia&incollata nelle suddette terrazze).
Esiste una partita più che aperta, spalancata come la Frontiera, esiste il grande spettacolo della democrazia americana all’opera, esistono Stati-ballerini che continuano a ballare (e ancora più verso il rosso repubblicano, per la verità), esistono sondaggi in serie quotidiana che dicono tutto e il suo contrario (...)
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