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Kamala ha una gioiosa macchina da guerra, chissà che fine farà...

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La gioiosa macchina da guerra di Kamala viaggia a pieno regime, e non è detto che sia un male per Donald Trump. Se il trumpismo nasce anche come reazione all’abisso percettivo tra il racconto della bolla mediatica costiera (New York Times e Washington Post su tutti ma pure, a un oceano di distanza, la Silicon Valley pre-Musk) e la realtà profonda della nazione americana, il trionfalismo compulsivo per quella che fino a un mese fa era la vicepresidente più scialba della storia potrebbe respingere ulteriore elettorato medio, “dimenticato”, normale. La parola d’ordine è proprio quella, “joy”, che non è il primo sentimento ad attecchire nella classe lavoratrice americana davanti al programma tutto tasse & Wokismo by Kamala (leggi Obama), ma alla convention di Chicago non conta la realtà, conta la sua rappresentazione. (...)

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