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Liberty Sculpture Park, la Disneyland della libertà che fa infuriare Xi Jinping

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C’è un uomo che per sfuggire al regime neo-post-nazional-comunista di Pechino si è esiliato in Nuova Zelanda e che per ricordarne al mondo gli orrori si è comperato un pezzo di deserto americano, a due passi da una base dei marine, popolandolo con l’arte. Si chiama Chen Weiming, scultore. Nella sua Disneyland del totalitarismo non c’è niente di cui divertirsi. Dall’ottobre 2018 si chiama Liberty Sculpture Park. Il lettering della scritta, fra montagne da film e cespugli di salsola, fa eco alla più famosa «Hollywood», ma, invece di fabbricare sogni, ricorda incubi.

A due ore di macchina (veloce) da Los Angeles verso nordest sulla Interstate 15, a metà strada per Las Vegas, c’è il cuore del Mojave Desert. Scavallando le San Gabriel Mountains, le alture incappucciate di neve ancora a metà aprile rendono surreale il contrasto con le palme del lungomare alle spalle e l’aridità delle sabbie di fronte, ma la realtà supera sempre l’immaginazione. Il Parco anticomunista di Chen dista mezzo miglio dall’abitato di Yermo, «desolazione» in spagnolo, un pugno di anime senza un vero governo municipale nella contea di San Bernardino. A circa 12 miglia dalla città di Barstow, il paesaggio della «Porta dei Monti Calico» è più scenografico di un film di John Ford. Nei pressi c’è una “Ghost Road”, che sembra un disco di Bruce Springsteen, e a 3,5 miglia il diner alla American Graffiti di Peggy Sue serve il miglior polpettone casalingo del deserto. (...)

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